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Ciclismo su strada, prova in linea uomini a Tokyo 2020

Ciclismo su strada, prova in linea uomini a Tokyo 2020

Per il ciclismo su strada il successore del belga Greg Van Avermaet, medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Rio 2016, è l’ecuadoriano Richard Carapaz. Il tracciato per determinare il nuovo campione olimpico era lungo 234 km e presentava cinque impegnative salite per un totale di 4.865 metri di dislivello complessivo.

La partenza fissata al Musashinonomori Park, nella parte ovest della città di Tokyo, mentre la conclusione nel circuito automobilistico del Fuji International Speedway, nella prefettura di Shizuoka, che sarà anche il palcoscenico di partenza e arrivo delle prove a cronometro, in programma mercoledì 28 luglio.

Ciclismo su strada: il percorso

Per il ciclismo su strada, dopo i primi 40 km pianeggianti, ecco una strada a salire fino al primo GPM di Doushi Road, 1.121 metri s.l.m. dopo una salita di 4,3 km con pendenza media del 6,1%. Dopo un breve tratto ondulato, i corridori hanno affrontato il GPM di Kagosaka Pass, 1.111 metri s.l.m., al termine di una breve salita di 2,2 km con pendenza media del 4,6%.

Di seguito subito una lunga discesa fino a Gotemba prima di affrontare la salita più impegnativa della prova: il Monte Fuji Sanroku. Si è arrivati a quota 1.451 metri s.l.m. dopo 15 km di salita al 7% di pendenza media, ma con punte del 10%.

Dopo lo scollinamento e il ritorno a Gotemba, ecco un tratto ondulato con due passaggi sulla linea del traguardo, per dar la possibilità di prendere le misure ai corridori in vista di un eventuale sprint finale.

La difficile salita al Mikuni Pass è nell’ultima parte del tracciato, 1.171 metri s.l.m., un tratto di 6,7 km con pendenza media del 10,6% e punte del 22%. In vetta su per giù si contano 33 km al traguardo, ma vi sono ancora salite. Si sale per la seconda volta sul Kagosaka Pass prima degli ultimi 20 km, parte in discesa e parte in falsopiano, prima della conclusione con un giro e mezzo nel Fuji International Speedway.

Il ciclismo su strada maschile incorona Richard Carapaz

Per il ciclismo su strada è stata prevista insomma una gara durissima. La cosa non ha però impensierito troppo l’ecuadoriano Richard Carapaz, che conquista la prima storica medaglia d’oro nel ciclismo in linea maschile per il Sudamerica, completando in poco più di sei ore con temperature e livelli di umidità molto alti.

Ciclismo su strada, prova in linea uomini a Tokyo 2020
Ciclismo su strada, prova in linea uomini a Tokyo 2020

Il vincitore del Giro d’Italia 2019, nonché recente terzo classificato al Tour de France 2021, è scattato nel finale assieme all’americano Brandon McNulty, per poi involarsi tutto solo ai -5 km quando gli inseguitori erano ormai in scia. Medaglia d’argento per Wout van Aert (Belgio) e di bronzo per Tadej Pogacar (Slovenia), i due superfavoriti della vigilia, che si sono affrontati in un appassionante volata al photofinish. Migliore italiano Alberto Bettiol, 14esimo, fermato dai crampi quando era nel gruppetto di testa.

La temperatura gradevole di 20 gradi della partenza in mattinata si è trasformata gradualmente in un caldo afoso e umido lungo tutto il percorso. Dopo un lungo trasferimento presso il Musashinonomori Park, il gruppo si è lanciato alle ore 11.20 locali con una fuga propiziata da una serie di atleti di nazionali meno rappresentate:

Juraj Sagan (Slovacchia), Nic Dlamini (Sud Africa), Eduard Michael Grosu (Romania), Michael Kukrle (Repubbica Ceca), Polychronis Tzortzakis (Grecia), Orluis Aular (Venezuela), Paul Daumont (Burkina Faso) e Elchin Asadov (Azerbaijan). Il gruppo si è mosso con qualche ritardo, con il solo Belgio a sacrificare il campione uscente Greg van Avermaet per non far lievitare il gap: dopo pochi km, però, il capitano Wout van Aert ha fatto rallentare il gregario di extra-lusso e così i fuggitivi sono arrivati al vantaggio record di 20 minuti.

Dopo un velleitario tentativo di Tristan De Lange della Namibia, Belgio e Slovenia hanno organizzato il gruppo principale con due uomini che hanno di fatto tirato per quasi 3/4 di gara ovvero da un lato ancora Greg van Avermaet e dall’altro Jan TratnikGeraint Thomas (Regno Unito) è riuscito a cadere rovinosamente anche oggi – coinvolgendo, tra gli altri, anche il compagno Geoghegan Hart e il nostro Giulio Ciccone, ma le salite prima del Kagosaka Pass e poi del Monte Fuji ridimensionavano il vantaggio della fuga, che ritornava a distanza di sicurezza con 8’30” a 97 km dal traguardo.

Nel ciclismo su strada la nazionale italiana appare e scompare

Per il ciclismo su strada ancora niente podio agli azzurri. La nazionale italiana, rimasta fino a quel momento nascosta, è salita in cattedra prima con l’accelerazione secca di Giulio Ciccone, poi con quella di Damiano Caruso e infine con Vincenzo Nibali che si è riportato su un tentativo del belga Evenepoel.

La lotta nel gruppo ha fatto crollare il vantaggio dei fuggitivi (nel frattempo rimasti in cinque dopo ave perso Grosu e Daumont) fino al ricongiungimento quando mancavano 48 km al traguardo. Sull’attesa durissima salita di Mikuni Pass è arrivato lo scatto di Tadej Pogacar, che ha piazzato l’attacco fuggendo con McNulty e Carapaz. Da dietro si sono ricongiunti Michael Kwiatkowski (Polonia), Rigoberto Uran (Colombia), Alberto Bettiol (Italia) e dunque anche David Goudu (Francia), Wout van Aert (Belgio), Adam Yates (Regno Unito), Maximilian Schachmann (Germania) e Bauke Mollema (Paesi Bassi).

In discesa hanno allungato Carapaz e McNulty che hanno approfittato del controll stretto tra gli avversari, mentre Alberto Bettiol ha alzato bandiera bianca a 14 chilometri dalla conclusione, colpito dai crampi alla gamba sinistra.

Sullo strappo che portava all’ingresso dell’autodromo, Carapaz ha staccato McNulty ed è volato via da solo, mentre alle sue spalle, dopo che si sono staccati anche Kwiatkowski e Schachmann, sono cominciate le schermaglie per la lotta per le medaglie.

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