In Cina, una coppia di genitori ha assunto un pro-player per sconfiggere il figlio per far si che tornasse a studiare.
Ogni ragazzino di oggi ha un sogno; chi vuole diventare astronauta, chi pilota di aerei, chi cuoco… ma negli ultimi anni ha preso sempre più piede l’ambizione di diventare pro-player di videogiochi, guadagnando cifre talvolta astronomiche giocando ai videogames, almeno nell’immaginario collettivo.
In Cina, soprattutto, molti ragazzi si stanno approcciando a questa carriera talvolta anche tralasciando la vita e la carriera scolastica. Un coppia di genitori ha quindi deciso di mettere un punto al sogno del figlio ingaggiando un pro-player solo per sconfiggerlo.
Cosa è successo tra il pro-player ed il giocatore in Cina?
Purtroppo non è stato divulgato né il nome del pro-player né quello del gioco, ma considerando che la Cina è il più grande mercato di videogiochi al mondo è lecito aspettarsi un coinvolgimento di un qualche gioco picchiaduro.
In pratica, i genitori del ragazzo, dopo aver inutilmente provato a farlo desistere dal diventare giocatore professionista, hanno ingaggiato a loro volta un giocatore professionista pagandolo 7 dollari l’ora; il professionista, dopo 5 ore di vittorie consecutive, ha fatto desistere il ragazzo che è tornato subito a studiare.
D’altronde in Cina l’approccio agli eSports è radicale; i videogiocatori sono infatti introdotti in un vero e proprio campus ai limiti dell’addestrati militare, con ore e ore di gioco solo per aumentare la memoria muscolare a prescindere dal videogioco trattato.
Questo ha portato a molte critiche in passato come quando Uzi, ex ADC degli RNG, fu costretto a ritirarsi a 24 anni per problemi di salute.
Non è però la prima volta che in Cina un genitore adotta metodi drastici per far fallire il progetto del figlio; nel 2013 un uomo assunse un videogiocatore professionista per entrare in un MMORPG (giochi molto popolari in quella nazione) per “assassinare” il personaggio del figlio, facendogli perdere tutti i progressi, gli oggetti di gioco e più in generale tutta l’esperienza accumulata in anni di gioco.
Metodo decisamente feroce e talvolta cattivo, ma necessario per contrastare un fenomeno altrimenti fuori controllo nel più grande mercato al mondo dei videogiochi.