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Guida completa al sumo tra regole, tornei e tradizioni

Guida completa al sumo tra regole, tornei e tradizioni

Cos’è il sumo? Quali sono le regole? Chi sono i rikishi? Scopri tutto sullo sport nazionale giapponese in questa guida completa tra tornei, rituali e lottatori.

Il sumo è molto più di uno sport: è un’antica arte marziale, un rituale profondamente radicato nella cultura giapponese e un simbolo di forza, tradizione e spiritualità. Spesso frainteso in Occidente, il sumo è in realtà una disciplina complessa e affascinante, con regole precise, una gerarchia rigorosa e una storia millenaria.

Il sumo, lo sport nazionale Giapponese tra storia e mito

Il boato della folla, il tonfo sordo dei corpi che si scontrano, il luccichio del mawashi sotto i riflettori. Il sumo è un’esperienza sensoriale totalizzante, uno spettacolo che cattura l’attenzione e trasporta lo spettatore in un mondo a parte, fatto di rituali antichi, forza bruta e una sorprendente dose di eleganza. Ma il sumo è molto più di un semplice sport: è un’immersione nella cultura giapponese, un viaggio attraverso secoli di storia, un simbolo di identità nazionale.

Troppo spesso, in Occidente, il sumo viene liquidato come “lotta tra ciccioni”. Un’etichetta superficiale e irrispettosa, che non rende giustizia alla complessità di questa disciplina. Dietro la stazza imponente dei rikishi (lottatori di sumo) si nascondono anni di allenamenti estenuanti, una tecnica raffinata, una disciplina ferrea e un codice d’onore che va ben oltre il dohyō (l’anello di combattimento).

In questa guida andremo ad analizzare tutti i punti e i dubbi che seguono il mondo dello sport nazionale Giapponese. E, chissà, se in futuro potremmo avere una sezione dedicata proprio ai Rikishi.

Le antiche origini del sumo, dalle leggende allo Shintoismo

Le radici del sumo affondano in un passato leggendario, dove storia e mito si intrecciano inestricabilmente. Il Kojiki (古事記, “Cronache di antichi eventi”, 712 d.C.) e il Nihon Shoki (日本書紀, “Cronache del Giappone”, 720 d.C.), i due testi fondanti della cultura giapponese, ci offrono uno spaccato di questo mondo primordiale.

Nel Kojiki, si narra la storia di Takemikazuchi, dio del tuono e della spada, che sfida a un combattimento Takeminakata, divinità locale della regione di Suwa. Takemikazuchi afferra il suo avversario “come se fosse una canna” e lo scaglia lontano, sancendo la sua vittoria.

Il Nihon Shoki, invece, racconta di un incontro epico tra due uomini considerati i più forti del loro tempo: Nomi no Sukune, proveniente da Izumo, e Taima no Kehaya, di Yamato. In un duello all’ultimo sangue, Nomi no Sukune spezza le costole e le anche di Kehaya con calci potenti, uccidendolo. Un combattimento brutale, che testimonia come il sumo delle origini fosse ben diverso da quello attuale, con un’ampia gamma di tecniche di percussione (pugni e calci) oltre alle prese.

Al di là del mito, è certo che il sumo fosse strettamente legato ai rituali agricoli dello Shintoismo, la religione autoctona del Giappone. I combattimenti, che si tenevano nei santuari, erano considerati offerte agli dei (kami) per propiziare un buon raccolto e allontanare le calamità naturali. Ancora oggi, questa connessione con la sfera del sacro è evidente in molti aspetti del sumo moderno:

  • Il dohyō, l’anello di argilla dove si svolgono gli incontri, è considerato uno spazio sacro, purificato con il sale prima di ogni combattimento.
  • Il yakata, il tetto sospeso sopra il dohyō, riprende la forma di un santuario shintoista.
  • Il gyōji, l’arbitro, indossa un abito cerimoniale che ricorda quello di un sacerdote shintoista.
  • I numerosi rituali che precedono e seguono gli incontri sono intrisi di simbolismo religioso.

Quindi, come si può vedere, la tradizione è rimasta in tutto quello che oggi è considerato lo sport Giapponese tra i più conosciuti al mondo.

Il Sumo oggi, dalla popolarità in Giappone alla conquista del mondo

Dopo secoli di evoluzione, il sumo è diventato lo sport nazionale del Giappone, un fenomeno culturale che appassiona milioni di persone. I sei honbasho (tornei ufficiali) che si tengono ogni anno in diverse città del paese sono eventi di grande richiamo, seguiti con fervore sia dal vivo che in televisione, oltre che recentemente sulle piattaforme di streaming. I rikishi più forti, in particolare gli yokozuna (i grandi campioni), sono vere e proprie icone nazionali, ammirati per la loro forza, la loro abilità e il loro hinkaku (dignità).

Ma il fascino del sumo sta valicando i confini del Giappone. Grazie alla diffusione dei servizi su varie testate online, alla possibilità di seguire i tornei in streaming e all’emergere di lottatori stranieri di talento, il sumo sta conquistando un pubblico sempre più vasto in tutto il mondo. Una nuova generazione di appassionati sta scoprendo la bellezza e la profondità di questo sport millenario, dimostrando che il sumo è molto più di una “lotta tra ciccioni”: è un’arte, una tradizione, una filosofia di vita.

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Kotozakura (sinistra) e Takanosho al 13° giorno del Kyushu Basho 2024 (ph. KYODO)

Le regole base del Dohyo e le tecniche di combattimento

Entrare nel mondo del sumo significa immergersi in un universo di regole precise, rituali codificati e una terminologia specifica. In questo capitolo, analizzeremo gli elementi fondamentali che regolano un incontro di sumo, partendo dal dohyō, l’anello di combattimento, fino alle tecniche consentite e proibite.

Va ricordato che non si possono mai usare i pugni chiusi ma è possibile usare i calci. Sono validi tutti i tipi di prese e, non infrequentemente, ci sono diversi colpi testa contro testa. Le regole sono codificate e sono standardizzate in ogni tipologia di torneo, senza esclusione alcuna.

Cosa è il Dohyo, l’anello sacro del Sumo?

Il dohyō (土俵) non è un semplice ring, ma uno spazio sacro, carico di significati simbolici e religiosi. È costruito con una particolare argilla, tsuchi (土), proveniente da specifiche cave, impastata con acqua e compattata fino a formare una piattaforma circolare sopraelevata.

La forma circolare del dohyō rappresenta la perfezione e l’armonia dell’universo, mentre la piattaforma sopraelevata simboleggia la separazione tra il mondo terreno e quello divino. Il dohyō è considerato un microcosmo, un luogo dove gli dei (kami) possono manifestarsi attraverso la forza e l’abilità dei lottatori.

Anche nella sua costruzione si devono rispettare degli standard, immutati da secoli:

  • Dimensioni: Il diametro del dohyō è obbligatoriamente di 4,55 metri (15 shaku giapponesi).
  • Tawara: Il bordo del dohyō è delimitato da tawara (俵), balle di paglia di riso semi-interrate. Queste balle, oltre a segnare il limite dell’area di combattimento, hanno anche una funzione simbolica, rappresentando le offerte di riso agli dei.
  • Jano-me: All’interno del dohyō, due linee bianche parallele (shikiri-sen) indicano la posizione di partenza dei lottatori. Intorno al dohyō, si estende un’area di argilla più fine chiamata jano-me (蛇の目, “occhio di serpente”), che serve a rilevare se un lottatore ha toccato terra fuori dal cerchio.
  • Il dohyō deve essere costruito e mantenuto dagli yobidashi (呼出), gli annunciatori del sumo.

Prima di ogni torneo, il dohyō viene completamente ricostruito, in un rituale che simboleggia la purificazione e il rinnovamento. La sua forma circolare, le sue dimensioni precise e i materiali con cui è costruito riflettono l’antica connessione tra il sumo e lo Shintoismo.

Come vincere in un incontro di Sumo?

L’obiettivo di un incontro di sumo è relativamente semplice:

  1. Far uscire l’avversario dal dohyō: qualsiasi contatto con il terreno esterno all’anello (anche solo con un dito) determina la sconfitta.
  2. Far toccare all’avversario il suolo con qualsiasi parte del corpo che non siano le piante dei piedi. Questo include mani, ginocchia, schiena, testa o persino i capelli (se il chonmage si scioglie e tocca terra).

Per raggiungere questo obiettivo, i rikishi possono utilizzare una vasta gamma di tecniche (kimarite, 決まり手), che comprendono spinte, prese, proiezioni e sollevamenti. Tuttavia, ci sono anche delle tecniche proibite (kinjite, 禁じ手):

    • Colpire l’avversario con pugni chiusi.
    • Sferrare calci al petto o all’addome.
    • Tirare i capelli.
    • Afferrare la parte del mawashi che copre i genitali.
    • Infilare le dita negli occhi o in altre cavità.
  • Colpire contemporaneamente le orecchie dell’avversario con i palmi delle mani.

L’uso di una qualsiasi tecnica proibita comporta la squalifica immediata (hansoku, 反則).

Cosa è il Mawashi?

Il mawashi (廻し) è l’unico indumento indossato dai rikishi durante un incontro. È una lunga fascia di tessuto (seta per i lottatori delle divisioni superiori, cotone per quelli delle divisioni inferiori) che viene avvolta più volte intorno alla vita e all’inguine del lottatore.

Creato in vari materiali, a seconda del rango del lottatore, che identifica anche la divisione tra le divisioni inferiori e i lottatori più importanti. Il Mawashi sta al Sumo come la divisa sta ai calciatori o la tuta ai piloti del motorsport. Le specifiche tecniche identificando infatti:

  • Materiale: Seta (per sekitori, cioè lottatori di jūryō e makuuchi), cotone (per le divisioni inferiori).
  • Lunghezza: Circa 9-14 metri (a seconda della stazza del lottatore).
  • Larghezza: Circa 60 cm.
  • Colori: Vari (blu, nero, viola, rosso, ecc.), ma con restrizioni per i sekitori.

Oltre al Mawashi, i lottatori di rango makuuchi indossano anche il sagamari (下がり), una sorta di “grembiule” decorativo di fili di seta rigidi, durante la cerimonia di ingresso (dohyō-iri).

Il mawashi, infine, non è solo un indumento, ma anche uno strumento di lotta: i rikishi possono afferrarlo per applicare le loro tecniche e sconfiggere così l’avversario. Perdere il mawashi durante un incontro comporta la sconfitta (fusenpai, 不戦敗). Questo perché il mawashi non è solo un indumento, ma rappresenta l’onore e la dignità del rikishi

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Lo Yokozuna Hakuo indossa il sagamari

 

Il Gyoji: cosa fa l’arbitro del Sumo e che decisioni deve prendere?

Il gyōji (行司) è l’arbitro del sumo. Indossa un elaborato costume tradizionale, che ricorda quello di un sacerdote shintoista, e porta con sé un ventaglio (gunbai, 軍配) che usa per dirigere l’incontro e indicare il vincitore.

Ma il gyōji non solo dirige l’incontro, ma ha anche il compito di incitare i lottatori (molto spesso lo si sente urlare “Hakkeyoi, nokotta!”) e di annunciare la tecnica vincente che chiude l’incontro.

Come per i lottatori, anche i gyōji hanno una gerarchia, basata sull’anzianità e sull’esperienza. Il gyōji di grado più alto (tategyōji, 立行司) arbitra gli incontri degli yokozuna.

Le decisioni del gyōji sono generalmente definitive, ma possono essere contestate dai giudici (shimpan, 審判) che siedono intorno al dohyō. In caso di incertezza, i giudici possono consultarsi e, se necessario, richiedere la revisione video (mono-ii, 物言い).

Cos’è lo Shikiri nel Sumo?

Lo shikiri (仕切り) è il rituale che precede immediatamente l’inizio di un incontro di sumo (tachi-ai). È un momento di intensa concentrazione, di preparazione fisica e mentale, ma anche di confronto psicologico tra i due rikishi. Lo shikiri non è solo una formalità, ma una parte integrante del combattimento, un’opportunità per i lottatori di studiarsi, di intimidirsi e di cercare il momento giusto per la carica.

Lo svolgimento tradizionale prevede:

  • Posizione iniziale: I due rikishi si accovacciano dietro le linee bianche (shikiri-sen) al centro del dohyō, uno di fronte all’altro.
  • Sguardo fisso: I lottatori si guardano intensamente negli occhi, cercando di capire le intenzioni dell’avversario e di imporre la propria presenza.
  • Pugni a terra: I rikishi appoggiano uno e poi entrambi i pugni chiusi a terra, all’interno delle shikiri-sen. Questo gesto simboleggia la loro prontezza al combattimento.
  • Ripetizioni: Lo shikiri viene ripetuto più volte (in genere da due a quattro volte, ma a volte anche di più). Il numero di ripetizioni non è fisso, ma dipende dal gyōji e dalla volontà dei lottatori.
  • Tachi-ai: Quando entrambi i rikishi sono pronti e hanno appoggiato entrambi i pugni a terra contemporaneamente, l’incontro ha inizio con la carica (tachi-ai).

Lo shikiri è un elemento unico del sumo, che lo distingue da altri sport di combattimento. È un momento di grande intensità, che riflette la profondità e la complessità di questa antica disciplina.

L’importanza del Tachi-ai e le varie tecniche dei Rikishi

Il tachi-ai (立ち合い) è la fase di carica iniziale di un incontro di sumo, il momento in cui i due rikishi si scontrano dopo lo shikiri. È un momento cruciale, che può determinare l’esito dell’incontro in pochi secondi. Un buon tachi-ai richiede forza esplosiva, tecnica impeccabile e una perfetta coordinazione tra corpo e mente.

Non esiste un unico modo di eseguire il tachi-ai. Ogni rikishi sviluppa il proprio stile, in base alla sua stazza, alla sua forza, al suo repertorio tecnico e alla strategia che ha pianificato. Ecco alcune delle varianti più comuni:

  • Scontro frontale (Butsukari): La tecnica più diretta e potente. I due rikishi si caricano frontalmente, cercando di travolgere l’avversario con l’impatto della testa (spesso protetta dalla fronte) o delle spalle. Questa tecnica è tipica dei lottatori più pesanti e forti, che puntano sulla potenza bruta.
  • Presa rapida al Mawashi (Mae-mitsu): Un rikishi cerca di anticipare l’avversario e di afferrare immediatamente il suo mawashi, per ottenere un vantaggio nel controllo e nella successiva applicazione delle tecniche di presa (come lo yorikiri). Questa tecnica richiede velocità, agilità e un’ottima presa.
  • Schivata e contrattacco (Hiki): Un approccio più difensivo. Un rikishi può cercare di evitare lo scontro frontale, spostandosi lateralmente o indietreggiando per poi contrattaccare, sfruttando lo slancio dell’avversario. Questa tecnica è adatta ai lottatori più agili e tecnici, che preferiscono evitare lo scontro diretto.
  • Henka: quando un lottatore evita l’impatto per schivare lateralmente. È una tecnica legale ma considerata poco onorevole.
  • Tsuppari (Spinte rapide): Una serie di spinte rapide e potenti, eseguite con le mani aperte e mirate al petto, al volto o alle spalle dell’avversario. Lo tsuppari può essere utilizzato sia come tecnica principale di tachi-ai, sia come diversivo per preparare altre tecniche.

Un tachi-ai potente e ben eseguito può sbilanciare l’avversario, costringerlo a indietreggiare, compromettere la sua postura e persino farlo cadere, determinando una vittoria immediata. In caso di resistenza dell’avversario, il rikishi può comunque conquistare una posizione di vantaggio e far avvicinare l’avversario al bordo, costringendolo a difendersi immediatamente.

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Il Tachi-Ai in una stampa tradizionale del Sumo

La gerarchia dei lottatori di Sumo (da Yokozuna a Jonokuchi)

Il mondo del sumo è caratterizzato da una rigida gerarchia, che suddivide i lottatori (rikishi, 力士) in diverse divisioni in base alla loro abilità, esperienza e risultati. Questa gerarchia non è solo una questione di classifica, ma determina ogni aspetto della vita di un rikishi, dall’allenamento alla dieta, dall’abbigliamento alle responsabilità.

La classifica ufficiale del sumo, chiamata banzuke (番付), viene pubblicata prima di ogni torneo (honbasho) e riflette le prestazioni dei lottatori nel torneo precedente. Il banzuke è scritto a mano in un’elaborata calligrafia tradizionale e ha un grande valore simbolico.

La gerarchia del sumo è suddivisa in sei divisioni principali:

  1. Makuuchi (幕内): La divisione superiore, quella che attira più attenzione e pubblico. Comprende i lottatori più forti e famosi, ed è a sua volta suddivisa in cinque ranghi:
    • Yokozuna (横綱): Il grande campione, il grado più alto del sumo. Uno yokozuna non può essere retrocesso, ma ci si aspetta che si ritiri se non riesce più a mantenere uno standard di prestazioni elevato. La nomina a yokozuna non dipende solo dai risultati, ma anche da qualità come la dignità, la forza e l’hinkaku (品格), un concetto che potremmo tradurre come “portamento”, “grazia” o “carisma”.
    • Ōzeki (大関): Il secondo grado più alto. Per essere promosso a ōzeki, un lottatore deve normalmente vincere un certo numero di incontri (di solito 33 in tre tornei consecutivi) e dimostrare qualità simili a quelle richieste per uno yokozuna. Un ōzeki può essere retrocesso se ottiene un make-koshi (più sconfitte che vittorie) in due tornei consecutivi.
    • Sekiwake (関脇): Il terzo grado più alto. È considerato un rango di san’yaku (三役), ovvero i “tre ranghi” che seguono lo yokozuna.
    • Komusubi (小結): Il quarto rango più alto. Anche questo è considerato un rango di san’yaku.
    • Maegashira (前頭): I lottatori di base della divisione makuuchi. Sono classificati numericamente (da Maegashira 1 a Maegashira 16 o 17, a seconda del numero totale di lottatori in makuuchi).
  2. Jūryō (十両): La seconda divisione, considerata la soglia di accesso al sumo professionistico di alto livello. I lottatori di jūryō sono i primi a ricevere uno stipendio regolare e ad avere alcuni privilegi.
  3. Makushita (幕下): La terza divisione. I lottatori di makushita sono ancora considerati in “formazione” e non ricevono uno stipendio regolare, ma solo un’indennità.
  4. Sandanme (三段目): La quarta divisione.
  5. Jonidan (序二段): La quinta divisione.
  6. Jonokuchi (序ノ口): La divisione iniziale, dove iniziano la loro carriera tutti i nuovi lottatori.

I lottatori delle prime due divisioni (makuuchi e jūryō) sono chiamati sekitori (関取). Sono gli unici a ricevere uno stipendio regolare, ad avere il diritto di indossare il keshō-mawashi (il grembiule decorativo) e ad avere tsukebito (assistenti personali) che si occupano di loro.

Come si diventa rikishi?

Diventare un rikishi professionista è un percorso lungo e impegnativo, che richiede dedizione, disciplina e una grande forza di volontà. La maggior parte dei rikishi viene reclutata in giovane età, spesso tra i 15 e i 23 anni. I reclutatori (oyakata, 親方, i maestri delle scuderie) cercano giovani con una buona stazza fisica e una predisposizione per il combattimento. Non è necessario avere precedenti esperienze nel sumo, ma aver praticato altri sport di lotta (come il judo o la lotta libera) può essere un vantaggio.

Una volta reclutato, un giovane lottatore entra a far parte di una heya (部屋, “stanza” o “scuderia”), una comunità di lottatori che vivono e si allenano insieme sotto la guida di un oyakata (un ex rikishi) e della moglie (okamisan, 女将さん). La heya è molto più di una palestra: è una famiglia allargata, dove i lottatori condividono ogni aspetto della loro vita.

La vita all’interno di una heya è regolata da una rigida disciplina e da una gerarchia basata sull’anzianità e sul rango. I lottatori più giovani (deshi, 弟子) devono occuparsi di tutte le faccende domestiche (pulizie, cucina, lavanderia) e servire i lottatori di grado superiore.

Che dieta e allenamento seguono i lottatori di Sumo?

L’allenamento del sumo è estremamente duro e impegnativo. Si inizia la mattina presto (intorno alle 5 o alle 6) con esercizi di riscaldamento e stretching, seguiti da ore di pratica delle tecniche di base che sono:

  • Shiko (四股): Il caratteristico movimento di sollevamento della gamba lateralmente, per rafforzare i muscoli delle gambe e del tronco e migliorare l’equilibrio.
  • Teppo (鉄砲): Esercizio che allena le braccia nella spinta.
  • Butsukari-geiko (ぶつかり稽古): Un esercizio di scontro frontale, in cui un lottatore spinge ripetutamente un altro lottatore (che fa resistenza) attraverso il dohyō.
  • Moshi-ai (申し合い): Combattimenti di allenamento tra i lottatori della heya.

In tutto questo, la dieta è un aspetto fondamentale della vita di un rikishi. Per aumentare di peso e di massa muscolare, i lottatori consumano grandi quantità di cibo, in particolare il chanko-nabe (ちゃんこ鍋), uno stufato ricco di proteine, verdure, riso e altri ingredienti. I rikishi mangiano in genere due pasti abbondanti al giorno, spesso accompagnati da birra e sake. Mediamente, si stima una dieta di circa 10.000 calorie giornaliere.

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Durante i pranzi e le cene, gli atleti di Sumo possono rilassarsi dagli allenamenti.

I basho, i sei grandi tornei di sumo e il calendario

Il sumo professionistico è scandito da sei grandi tornei ufficiali, chiamati honbasho (本場所), che si tengono ogni anno a cadenza bimestrale. Questi tornei rappresentano il culmine dell’attività agonistica dei rikishi e sono eventi di grande richiamo per il pubblico giapponese e internazionale.

I sei honbasho si svolgono in diverse città del Giappone e hanno nomi specifici:

  1. Hatsu Basho (初場所, “Torneo di Capodanno”): Si tiene a gennaio al Ryōgoku Kokugikan (両国国技館) di Tokyo.
  2. Haru Basho (春場所, “Torneo di Primavera”): Si tiene a marzo all’EDION Arena Osaka (大阪府立体育会館) di Osaka.
  3. Natsu Basho (夏場所, “Torneo d’Estate”): Si tiene a maggio al Ryōgoku Kokugikan di Tokyo.
  4. Nagoya Basho (名古屋場所, “Torneo di Nagoya”): Si tiene a luglio all’Aichi Prefectural Gymnasium (愛知県体育館) di Nagoya.
  5. Aki Basho (秋場所, “Torneo d’Autunno”): Si tiene a settembre al Ryōgoku Kokugikan di Tokyo.
  6. Kyushu Basho (九州場所, “Torneo di Kyushu”): Si tiene a novembre al Fukuoka Kokusai Center (福岡国際センター) di Fukuoka.

Ogni torneo dura 15 giorni, durante i quali ogni rikishi delle divisioni makuuchi e jūryō combatte un incontro al giorno. I lottatori delle divisioni inferiori combattono un numero inferiore di incontri (di solito sette).

Come funziona un torneo di Sumo?

L’obiettivo di un lottatore di Sumo durante un honbasho è quello di ottenere il maggior numero possibile di vittorie. Il rikishi che ottiene il miglior record (più vittorie che sconfitte) nella sua divisione vince il torneo (yūshō, 優勝). Ogni rikishi combatte un incontro al giorno contro un avversario diverso, determinato in base alla classifica e ai risultati ottenuti nei giorni precedenti.

In caso di parità alla fine dei 15 giorni tra due o più lottatori, si tengono degli spareggi (kettei-sen  決定戦), ad eliminazione diretta, per determinare il vincitore. I punteggi vengono assegnati in base alla vittoria o alla sconfitta. Nel tabellone risulterà:

  • Cerchio bianco: vittoria.
  • Cerchio nero: sconfitta.
  • Quadrato bianco: vittoria per assenza (per infortunio o altro motivo).
  • Quadrato nero: sconfitta per assenza (per infortunio o altro motivo).
  • Fusensho (F): Vittoria per assenza dell’avversario
  • Fusenpai (FP): Sconfitta per assenza dell’avversario

Nei tornei è importante ottenere un Kachi-koshi, ovvero ottenere più vittorie che sconfitte in un torneo. Per i ranghi makuuchi e juryo ci si aspetta almeno 8 vittorie sui 15 incontri previsti. Ottenere un kachi-koshi garantisce un miglioramento nella classifica per il torneo successivo.

Al contrario, il make-koshi equivale a subire più sconfitte rispetto alle vittorie e generalmente comporta un peggioramento della classifica.

Il vincitore di un torneo (yūshō) riceve numerosi premi, tra cui:

  • Coppa dell’Imperatore (Tennōhai): Il premio più prestigioso, consegnato al vincitore della divisione makuuchi.
  • Coppe e Trofei: Altri premi vengono assegnati ai vincitori delle altre divisioni e ai lottatori che si sono distinti per particolari meriti.
  • Premio in Denaro: Un consistente premio in denaro viene assegnato al vincitore di ogni divisione.
  • Kenshō-kin: Buste contenenti denaro offerte dagli sponsor, che vengono consegnate al vincitore di un incontro dal gyōji prima dell’inizio dell’incontro successivo (solo per la divisione makuuchi).

Oltre allo yūshō, ci sono tre premi speciali (sanshō, 三賞) che vengono assegnati ai lottatori di makuuchi (esclusi gli yokozuna e gli ōzeki) che si sono distinti per particolari meriti durante un torneo:

  1. Shukun-shō (殊勲賞, “Premio per la Performance Eccezionale”): Assegnato al lottatore che ha ottenuto una performance eccezionale, sconfiggendo avversari di alto rango (in particolare yokozuna e ōzeki) o ottenendo un numero significativo di vittorie.
  2. Kantō-shō (敢闘賞, “Premio per lo Spirito Combattivo”): Assegnato al lottatore che ha dimostrato grande spirito combattivo, determinazione e perseveranza durante il torneo, anche in caso di make-koshi.
  3. Ginō-shō (技能賞, “Premio per la Tecnica”): Assegnato al lottatore che ha dimostrato una tecnica superiore, utilizzando una varietà di kimarite in modo efficace ed elegante.

I sanshō vengono assegnati da una commissione di giornalisti ed esperti di sumo, e sono accompagnati da un premio in denaro. Un lottatore può vincere più di un sanshō nello stesso torneo.

Come funzionano le promozioni e le retrocessioni nel Sumo?

Il banzuke, la classifica ufficiale, viene stilato prima di ogni torneo e, in base ai risultati ottenuti, i lottatori vengono promossi o retrocessi. Ottenere un kachi-koshi porta in genere a una promozione, mentre un make-koshi a una retrocessione. Più è alto il numero di vittorie, più in alto si sale di grado. Viceversa, per le sconfitte. Ci sono però delle eccezioni, perché a fare la differenza è anche il rango di partenza. Per esempio, un Maegashira 1 che ottiene un make-koshi 7-8 non verrà retrocesso di molto, perché ha comunque affrontato tutti i san’yaku.

Tra un honbasho e l’altro, i rikishi partecipano a dei tour promozionali chiamati jungyō (巡業). Questi tour, che si svolgono in diverse città del Giappone e a volte anche all’estero, hanno lo scopo di promuovere il sumo, intrattenere il pubblico e permettere ai lottatori di allenarsi e di interagire con i fan.

Come seguire il Sumo?

Il sumo è uno sport affascinante, ma per apprezzarlo appieno è importante sapere come seguirlo, dove trovare le informazioni e come interpretare ciò che si vede sul dohyō. Questa sezione è dedicata a chi vuole avvicinarsi al mondo del sumo, ma anche a chi già lo segue e vuole approfondire le proprie conoscenze.

Dove vedere il Sumo: Streaming online e tornei dal vivo

Tramite lo streaming online, l’opzione più accessibile per gli appassionati di sumo che vivono fuori dal Giappone, è possibile recuperare i tornei e non solo. Ci sono diverse piattaforme che offrono lo streaming in diretta o on demand dei tornei honbasho:

  • NHK World-Japan: Il canale internazionale della NHK offre una copertura in lingua inglese dei tornei, con commento e analisi.
  • AbemaTV: Una piattaforma giapponese che offre lo streaming gratuito di molti eventi sportivi, tra cui il sumo (richiede una VPN per accedere al di fuori del Giappone).
  • YouTube: Alcuni canali YouTube, come “NattoSumo” e “Kintamayama”, offrono highlights, incontri completi e altri contenuti sul sumo.

Come vedere il sumo in Giappone?

Se invece hai la fortuna di essere in Giappone e vuoi assistere ad un torneo dal vivo, ricorda: assistere a un torneo honbasho dal vivo è un’esperienza unica e indimenticabile.

I biglietti possono essere acquistati online (tramite siti come Ticket Oosumo, BuySumoTickets, Voyagin, Lawson Ticket, eTicket, ecc.) o direttamente presso le biglietterie dei palazzetti dello sport.

I prezzi variano a seconda del posto (i posti migliori, vicino al dohyō, sono i più costosi) e del giorno (i biglietti per l’ultimo giorno del torneo sono i più richiesti). È consigliabile acquistare i biglietti con largo anticipo, soprattutto per i tornei più popolari (come quelli di Tokyo).

L’etichetta del Sumo: le regole per il pubblico (Cosa Fare e Non Fare)

Assistere a un torneo di sumo dal vivo è un’esperienza unica, ma è importante rispettare alcune regole di etichetta:

  • Cosa Fare:
    • Arrivare in anticipo per godersi l’atmosfera e assistere alle cerimonie iniziali.
    • Applaudire e incoraggiare i rikishi, ma senza eccessi.
    • Seguire le indicazioni del personale e rispettare il silenzio durante i momenti cruciali (come lo shikiri e il tachi-ai).
    • Portare con sé un cuscino (zabuton) per sedersi più comodamente (i posti a sedere tradizionali giapponesi sono sul pavimento).
    • Assaggiare il cibo e le bevande venduti all’interno del palazzetto (come il chanko-nabe, lo yakitori e la birra).
  • Cosa Non Fare:
    • Lanciare oggetti sul dohyō (in particolare i cuscini, anche se questa è una tradizione in caso di vittoria a sorpresa di uno sfavorito sullo yokozuna, è comunque considerato maleducato).
    • Disturbare gli altri spettatori con comportamenti eccessivi o rumorosi.
    • Parlare al telefono o usare dispositivi elettronici in modo inappropriato.
    • Alzarsi o muoversi durante gli incontri.
    • Fumare (ci sono aree fumatori dedicate).
    • Introdurre cibi o bevande dall’esterno (a meno che non ci siano esigenze particolari).

E con questo si conclude la nostra guida sul Sumo. E magari, chissà, che preso non entri nelle nostre categorie e potrai quindi seguire il prossimo honbasho assieme!