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Intervista a Roberto Rotelli, Head Coach dei Dolphins Ancona

L'Head Coach dei Dolphins Ancona, Roberto Rotelli, parla a The Shield Of Sports

Roberto Rotelli, Head Coach dei Dolphins Ancona, ha parlato alla nostra testata prima del match di domani pomeriggio contro i Seamen Milano.

Nato nel 1966, è uno dei simboli della squadra marchigiana, prima come giocatore, dove per 19 anni ha vestito la maglia arancioverde, partecipando a quattro finali italiane e quattro Eurobowl, e poi come allenatore, diventando non solo il primo Head Coach autoctono dei quasi quarant’anni della franchigia, ma anche il primo coach italiano ad andare ad allenare in un college, entrando nel programma di Football Americano dell’università di Wartburg, in Iowa, un ateneo di Division-III.

Ringraziamo i Dolphins Ancona per aver permesso l’intervista.

La squadra dei coach per la stagione al via tra pochi giorni.
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Pubblicato da GLS Dolphins Ancona su Mercoledì 7 aprile 2021

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Intervista a Roberto Rotelli, HC dei Dolphins Ancona

Quali erano le aspettative di inizio stagione rispetto ad oggi?

Roberto Rotelli: “Le aspettative erano quelle di arrivare a questo punto con almeno una vittoria. Essere a due vittorie su due è decisamente meglio.”

Quale sarà la partita chiave, il vero e proprio crocevia per la stagione dei Dolphins, ad oggi ancora imbattuti?

Direi che in un campionato di poche squadre ogni partita è un punto focale, puoi trovarti ad inizio come in fondo alla classifica. Verrebbe da dire  …. LA PROSSIMA. Le partite in casa con Bologna e Firenze, segneranno un passo importante nel nostro cammino.”

Al momento condividete l’imbattibilità con i Panthers Parma che questa settimana avranno la Bye Week e saranno i vostri prossimi avversari dopo questa giornata. Come vivrete la partita del 9 Maggio in terra emiliana?

La vivremo come le altre, sapendo che loro avranno riposato ed ci avranno visto per una gara in piu’. Sono forti, oggi mi preoccupo dei Seamen, dal 2 maggio mi preoccupo dei Panthers.”

Il prossimo impegno sarà contro una delle favorite per la vittoria finale, i Seamen Milano. Su cosa punterete per provare a mantenere l’imbattibilità e conquistare il fortino del Vigorelli?

Puntiamo sul fatto che non abbiamo nulla da perdere e quindi proveremo a fare una bella partita, perché ai ragazzi non chiederò nulla se non quello di divertirsi giocando al cospetto di una squadra che negli ultimi anni ha dimostrato che può inciampare ma che sa gestire al meglio le proprie prestazioni, molto forte in tutti i reparti. Chi non mette in conto di perdere una partita al Vigorelli contro i Seamen, mente sapendo di farlo.”

I Dolphins Ancona, come tutte le squadre del panorama nostrano, sono state colpite dall’emergenza Coronavirus che vi ha tenuti fermi per quasi un anno e mezzo. Come hai affrontato i mesi di stop forzato e quali sono le aspettative per il futuro della franchigia post–Covid?

Direi che siamo dei fortunati. Fortunati a fare sport all’aria aperta, cosa su cui dovremmo puntare molto di più soprattutto in ambito scolastico. Abbiamo fatto molti errori con questa pandemia, negare lo sport è uno dei maggiori, da sempre. Siamo stati rigorosi con i controlli, siamo stati anche fortunati, abbiamo agito bene, facendo controlli regolari, questo ha permesso una certa tranquillità ai ragazzi ed a tutto lo staff. Penso che sia la cosa più importante. continueremo a seguire le normative.

Sei stato uno dei pochi head coach italiani ad andare ad allenare negli Stati Uniti, a Wartburg, college di Division-III. Quale contributo hai potuto dare, come Assistant Offensive Coach, in materia di tattica ed esperienza?

Spero di essere stato uno dei più vincenti. Ben 3 anelli per aver vinto per 3 volte il campionato in Iowa con successivo accesso ai playoff, 2017,2018, e 2019 anche se ero in italia ma lavoravo come scout sulle difese avversarie. Direi che  devi solo imparare sulla tattica, penso di aver apportato la mia esperienza umana, perché si instaura un rapporto con i ragazzi molto forte, sei un esempio da seguire e quello devi dare. Ho potuto allenare i TE imparando ad amare un ruolo fondamentale. Sono stato allenatore dei Long Snapper, avevo ottimi ragazzi che andavano solo guidati al meglio, erano già’ bravi loro, ma ogni coach apporta sempre qualcosa alla loro formazione. La selezione sui numeri aiuta molto.”

Da tanti anni sei un membro chiave della franchigia come giocatore prima e allenatore poi, come hai visto cambiare la squadra in questi anni?

“La vedo sempre rinnovarsi, crescere in tecnica, alternarsi a periodi di entusiasmo e di flessione, come in tutti i campi, la vedo cercare sempre soluzioni per poter essere al passo con i migliori in Italia.

Cosa consiglieresti a chi è alle prime armi e vorrebbe intraprendere questo percorso?

“Direi che il football americano è una disciplina sportiva, dove tutti possono provare, ma non è adatto a tutti, non tanto dal punto di vista fisico, quanto caratteriale. Per me è lo sport di squadra per eccellenza, dove si amalgamano anche fisicità diverse, dove crescere ogni volta il team per portarlo avanti è la vera sfida degli allenatori. Direi ai ragazzi di lasciarsi allenare e fidarsi dei consigli dei coach sia la cosa che li metta nella situazione migliore di crescere come persone e come atleti. “

Che tipo di persona sei fuori dal Gridiron?

Mi viene addebitato come un difetto quello di essere troppo trasparente ed incline alle emotività. Sono una persona sincera che difficilmente riesce a fingere. Lavoratore, preciso, disponibile al dialogo se di fronte ho persone che vogliono ascoltare. 
Amante del mare e della montagna, dove trovo veri e propri momenti di pausa fisica e mentale, nella magnificenza della natura.”

Data la carente diffusione della disciplina, cosa pensi del movimento italiano del Football Americano al giorno d’oggi?

Penso che se si guarda indietro si fanno dei confronti che sono fini a se stessi perché’ il tempo e’ già’  passato e vola in avanti.
Direi che oggi si gioca un football tecnico, ad un buon livello, mal supportato da quelle che sono le strutture e soprattutto non supportato dalle scuole, questo purtroppo succede per tutto lo sport.
Chi mi conosce ha capito che la mia visione dello sport va di pari passo allo sviluppo scolastico, lo sport è disciplina, crescita dei ragazzi, non possiamo lasciare tutto in mano alla volontà degli appassionati, ma dobbiamo dar loro il modo di contaminare il mondo scolastico, attraverso vere e proprie formazioni e divertimento dei ragazzi, in fascia pomeridiana, anche attraverso il flag football, disciplina che avvicinerebbe un maggior numero di ragazzi e ragazze in età scolastica fino ai 16 anni.

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