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Jutta Kleinschmidt racconta la sua esperienza in Extreme E

Jutta Kleinschmidt racconta la sua esperienza in Extreme E

Jutta Kleinschmidt ha rilasciato alcune interessanti dichiarazioni riguardo l’Ocean X Prix, seconda tappa della Extreme E, oltre a ripercorrere la tue tappe della sua carriera nella Parigi-Dakar.

Le dichiarazioni di Jutta Kleinschimdt

Con l’Ocean X Prix sempre più vicino, Jutta Kleinschmidt ha rilasciato un’interessante intervista che ripercorre la sua carriera nella Parigi-Dakar; infatti, la 2° tappa del Campionato Extreme E si svolgerà a Lac Rose in Senegal.

La Jutta Kleinschmidt partecipò alla sua prima Dakar nel 1987 con le moto: “Fu la mia prima esperienza, ero emozionata anche perché stavo realizzando il mio sogno. All’epoca non avevamo GPS o cellulari, se ti perdevi ti perdevi e non ti avrebbero più ritrovato. La mia fortuna fu di essere entrata in simpatia con gli altri piloti, quando rientravo la sera al bivacco dopo 10.000 km percorsi ero esausta; gentilissimi, gli altri piloti mi aiutavano a sistemare la moto oppure mi davano la benzina che non avevano usato il giorno stesso. Addirittura si organizzarono per mandare qualcuno a vedere dove fossi se non sarei tornata al bivacco.”

La svolta nella carriera di Jutta Kleinschmidt avvenne nel 1995 quando passò dalle 2 alle 4 ruote; ma come fece a convincere gli sponsor? Sapevo di aver dato tutto a bordo delle moto, volevo provare qualcosa di diverso e salii in auto. Fu facile convincere gli sponsor ad aiutarmi, alla fine quello che avevo fatto gli anni precedenti in moto mi aveva aiutato molto. Certo che non ero pronta fisicamente; quando l’auto si insabbia, è difficilissimo toglierla dalle dune. Se eri sfortunato perdevi un ora e mezzo a scavare e poter ripartire ed è lì che le persone si stancavano e si ritiravano; anche cambiare le gomme non era facile, ognuna di quelle ruote pesava 55 kg .”

Finalmente, dopo 6 anni di sacrifici e vittorie di tappa, Jutta Kleinschmidt riuscì nel 2001 a vincere la Dakar, prima donna nella storia a vincere la gara, a bordo della Mitsubishi Pajero. Cosa provò una volta realizzato di aver vinto? “Ero super felice, era il compimento di un sogno che rincorrevo da ragazzina e mi sentivo sul tetto del mondo. Da partecipare da sola fino ad vincere col supporto del Team grazie anche all’aiuto degli sponsor fu un viaggio lungo, ma ne valse la pena. Fu anche una tappa storica per le donne nel motorsport.

Riguardo al regolamento che prevede che un equipaggio di Extreme E sia composto da un uomo ed una donnaJutta Kleinschmidt ha dichiarato: Lo trovo un elemento positivo; è bello vedere donne che si gettano a capofitto nel motorsport. La vera essenza delle gare è vedere uomini e donne correre tra di loro ed in Team mostrando parità dei sessi; è anche importante perché da modo a tanti pilotidi cimentarsi in una gara molto simile alla Dakar; non ci vedo nulla di negativo nella Extreme E.

Parlando del ritorno in Senegal dal 2007Jutta Kleinschmidt ha dichiarato:Sono molto felice di tornare in Senegal; manco da questi magnifici posti dal 2007, ultimo anno della Parigi-Dakar .Sono curiosa di vedere com’è cambiata la regione in tutti questi anni; so che per me sarà come tornare a casa, in quei luoghi che mi hanno regalato la più grande emozione delle mia vita nel 2001. Non credo che l’Ocean X Prix sarà uguale al Desert X Prix di Alula, qui il tracciato sarà più tecnico .

Come reagiranno i senegalesi alla Extreme E? La Kleinschmidt ha aggiunto: “Il popolo senegalese ha una grande passione per il motorsport; da un certo punto di vista si considerano padroni della Dakar anche se non viene più organizzata in questi luoghi ed il fatto che ha mantenuto questo nome per loro è motivo di vanto. Adoreranno la Extreme E e credo che non vedano l’ora di vedere i SUV elettrici sfrecciare nel loro paese, vederli correre velocissimi e fargli fare i salti tipici del cross-country. Sarò un bello spettacolo per tutti.

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