Nicholas Esposito a ruota libera sul suo passaggio al professionismo, l’incontro saltato con Tyron McKenna, cosa l’attende in futuro e tanto altro.
Cari amici di The Shield Of Sports, abbiamo avuto l’occasione di parlare con Nicholas Esposito, pugile cremonese classe 1994 già quattro volte campione italiano dei pesi welter (19-0-0 il suo record attuale, n.d.r.), ed è con nostro grande piacere che vi presentiamo questa lunga e dettagliata intervista in sua compagnia.
Durante il nostro incontro, inoltre, abbiamo fatto due chiacchere con il padre Enzo e il fratello Mattia, i quali ci hanno rilasciato interessanti dichiarazioni sulla loro palestra: la 969 Esposito Boxing.
È dunque arrivato il momento di scoprire cosa The Good Boy ci ha raccontato e cosa attenderà lui e la 969 Esposito Boxing nel breve futuro.
La nostra intervista esclusiva a Nicholas Esposito
TSOS: “Ciao Nicholas, innanzitutto grazie per aver accettato l’intervista. La prima domanda che ti volevamo fare riguarda la tua esperienza dilettantistica in America, riguardo alla quale avevi dichiarato che ha fatto da apripista al tuo passaggio al professionismo. Cos’è che ti ha dato la spinta definitiva e ti ha convinto a fare il passo successivo?”
Nicholas Esposito: “Fino a quel momento il dilettantismo mi aveva dato veramente tante soddisfazioni e la mia idea era quella di proseguire su quella strada. I miei coach di allora (i fratelli Pasqualetti, n.d.r.), però, mi dissero che ci sarebbe stata la possibilità di andare in America per sondare un po’ il terreno e vedere dal vivo com’era il movimento professionistico lì, anche in vista di un mio eventuale cambio di rotta in futuro.
Decisi così di partire e durante quell’esperienza ebbi l’occasione di prendere parte ad una sessione di sparring alla Mendez Boxing Harlem (famosa palestra situata nel distretto di Manhattan, n.d.r.), durante la quale fui notato dal procuratore di Sadam Ali (ex campione dei pesi medi junior WBO, n.d.r.). Ebbi anche l’occasione di allenarmi con lui e Paulie Malignaggi (ex detentore del titolo dei pesi superleggeri IBF e dei pesi welter WBA, n.d.r.) per le successive tre settimane e il tempo passato con loro mi ha fatto cambiare idea.
Una volta rientrato in Italia i miei coach non erano molto convinti, ma mi dissero di partecipare a un torneo internazionale per misurare le mie capacità. Alla fine vinsi la competizione e il 2 dicembre 2016 completai il passaggio tra i professionisti a tutti gli effetti.”
TSOS: “Come seconda domanda volevamo chiederti una tua opinione sul sistema italiano, con molti atleti che rimangono vincolati al CONI nonostante vincano tante medaglie e ottengano importanti risultati anche a livello olimpico. Pensi che ciò possa limitare il loro passaggio al professionismo?”
Nicholas Esposito: “Fin dalla nascita del pugilato ci sono sempre state due vie da poter intraprendere: dilettantismo e professionismo. Una non toglie niente all’altra e viceversa, semplicemente è una questione di scelte.
Da una parte rimanere nel dilettantismo significa poter prendere appunto parte a manifestazioni come le Olimpiadi, i Mondiali e i vari tornei nazionali e internazionali, dall’altra fare il salto al professionismo ti apre le porte a un mondo diverso, ma ugualmente stimolante.
A me personalmente è stato chiesto in passato di rimanere dilettante e, sebbene abbia preferito cambiare, non ci vedo nulla di male nella scelta di continuare su questo percorso.
Ovviamente la scelta del professionismo è un po’ più rischiosa perché se da una parte hai tutto a portata di mano, dall’altra devi arrangiarti e crearti una rete di persone che possano sostenerti e aiutarti a crescere allo stesso modo.
A parer mio, quindi, il professionismo è un percorso più arduo perché oltre al lavoro che devi fare sul ring, c’è anche il lavoro che devi fare per far funzionare ciò che sta al di fuori. Il dilettantismo è più facilitato sotto questo aspetto, ma ciò non toglie che i combattimenti sono tosti in entrambi i casi.”
TSOS: “Ti facciamo adesso una domanda forse un po’ delicata. Il 16 settembre 2023 era tutto pronto per il tuo match valido per il titolo mondiale dei pesi welter IBO contro Tyron McKenna (pugile della scuola del lottatore UFC Conor McGregor, n.d.r.), ma poi all’ultimo è saltato tutto. Come hai vissuto e gestito questa difficile situazione?”
Nicholas Esposito: “È stata davvero una bella mazzata, soprattutto perché la notizia mi è giunta a soli sei giorni dalla mia partenza per l’Irlanda (l’incontro di sarebbe dovuto svolgere alla RDS Arena di Dublino, n.d.r.). Avevo alle spalle quattro mesi di preparazione e avevo anche già fatto il taglio del peso e acquistato i biglietti, quindi da questo punto di vista è stato un duro colpo.
Al tempo stesso, però, questa situazione mi è servita per dimostrare ancora una volta a me stesso quanto ami questa disciplina. Non mi sono fatto abbattere, cercando di prenderla con filosofia e concentrandomi comunque sul fatto che nulla è perso.
La preparazione svolta in vista dell’incontro, ad esempio, mi ha infatti permesso di migliorare come atleta e di conoscere tanti pugili di livello internazionale con i quali mi sono scambiato consigli e grazie ai quali l’ho vissuta al meglio.
A metà ottobre ho poi ripreso gli allenamenti e a dicembre sono tornato a combattere sul ring. La posta in gioco non era la stessa, purtroppo, ma ho potuto lo stesso regalare una soddisfazione a tutti coloro che mi sono sempre stati vicino e che non hanno mai smesso di sostenermi. In questo sono rimasto pugile. Nonostante abbia appoggiato il ginocchio a terra, ho stretto i denti e mi sono subito rialzato.
E ci tengo a dire che nel mondo del pugilato questo genere di cose possono succedere, forse perché la struttura che gli sta dietro non è sempre solida come dovrebbe invece essere, e saper ripartire è fondamentale. È il bello di questa disciplina.”
TSOS: “La prossima domanda riguarda invece la copertura mediatica. Ormai quest’ultima non arriva più dai media e ogni atleta deve imparare a diventare padrone di se stesso e farsi pubblicità da solo tramite i propri canali social. Tu come ti gestisci online? Come ti mostri al pubblico?”
Nicholas Esposito: “Ecco forse da questo punto di vista sono un po’ scarso (ride, n.d.r.). Non sto molto dietro a questo genere di cose, ma fortunatamente sono seguito da persone estremamente competenti e grazie alle quali sono sempre riuscito a creare il giusto livello di hype.
Saper generare interesse intorno alla propria persona e saper realizzare ottimi contenuti, raggiungendo così un numero sempre maggiore di appassionati, è importante perché, banalmente, lo sponsor che poi fa la differenza potrebbe venire attirato anche da quello.
Come ti ripeto io non sono molto bravo, ma conoscendo tante persone e avendo a che fare con tanti personaggi di rilievo, riesco comunque a farmi pubblicità e la gente sa che sono un pugile titolato. Per il futuro, però, l’obiettivo è quello di migliorare in questo senso, così da poter fare un ulteriore cambio di passo e accrescere la mia visibilità.”
TSOS: “Passiamo adesso all’ultima domanda dopo questa bella chiacchierata. Cosa aspetta Nicholas Esposito in futuro?”
Nicholas Esposito: “Ci potrebbero essere un sacco di cose belle all’orizzonte, ma visto quello di cui abbiamo parlato prima faccio tutti gli scongiuri del caso (ride, n.d.r.). Quello che vi posso dire è che stiamo lavorando per far si che le cose a cui sto facendo riferimento si realizzino senza intoppi.
Mancano ancora delle firme su alcuni contratti, ma a breve potremmo avere novità in senso positivo su un’interessante chance a livello internazionale. Staremo a vedere, ma il futuro si prospetta bene e sono molto contento.”
La nostra intervista esclusiva alla 969 Esposito Boxing, palestra di Nicholas Esposito
TSOS: “Cogliamo l’occasione per fare delle domande anche al papà e al fratello di Nicholas, che ormai da anni gestiscono la 969 Esposito Boxing. La palestra fa crescere tutt’oggi le nuove generazioni di pugili e per questo vorremmo sapere come ci si sente a poter contribuire direttamente a plasmare il futuro di questa disciplina?”
Enzo e Mattia Esposito: “È una sensazione bellissima. Lavorare con i giovani talenti ti regala tantissime soddisfazioni, soprattutto perché sai di poter contribuire in maniera attiva alla loro crescita e al loro percorso per diventare futuri campioni.
Con il tempo che passa e le diverse generazioni che si susseguono, si può notare il cambiamento che sta avvenendo e non a caso la federazione ha istituito un corso per gli istruttori, in modo che possano rimanere sempre aggiornati sull’approccio da tenere con i ragazzi e le ragazze.
E facciamo di proposito riferimento al genere femminile perché qui in palestra vengono ad allenarsi tante ragazze di un po’ tutte le età, dai 10 ai 40 anni, e la cosa ci fa molto piacere e ci rende molto orgogliosi.”
TSOS: “Immaginiamo dunque che la responsabilità sia tanta e come prossima domanda volevamo sapere che progetti ci sono in cantiere per la palestra?”
Enzo e Mattia Esposito: “I progetti sono tanti. Noi come palestra siamo associati a una federazione, la quale ogni anno redige un calendario sul quale sono riportati tutti gli impegni sportivi a cui la palestra può fare riferimento ed è proprio a questi ai quali ci atteniamo per capire come muoverci di anno in anno, sebbene vada ovviamente presa in considerazione anche la situazione mese per mese.
In base al numero di ragazzi e ragazze che riteniamo pronti/e a salire sul ring, facciamo il cosiddetto piano di lavoro e decidiamo in che direzione andare con i progetti della palestra.”
TSOS: “L’ultima domanda dev’essere per forza di cose su Nicholas, con il quale avete a che fare quotidianamente dentro e fuori dal ring. Cosa ci potete dire di lui? Com’è dietro le quinte?”
Enzo e Mattia Esposito: “Sinceramente siamo riusciti fin da subito a differenziare il rapporto che abbiamo con lui in famiglia da quello che abbiamo sul ring. Quando Nicholas è tra le corde, per noi è un pugile come tutti gli altri. O meglio, non proprio come tutti gli altri perché se riceve un colpo è come se indirettamente lo sentissimo anche noi, però diciamo che siamo riusciti a scindere i due ambiti.
Se è al sacco e sta facendo fatica, è giusto che sia così. Non dobbiamo avere un occhio di riguardo solo perché abbiamo un legame speciale, anche perché è un professionista che lo fa di mestiere così come tanti altri. In ogni caso è impegnativo (ridono, n.d.r.). È un cavallo di razza e ci tiene a quello che fa, mettendoci tanta passione e impegno. Lavorare con lui è un vero piacere.”
(Clicca QUI per leggere tutte le altre nostre interviste!)
Visualizza questo post su Instagram