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Sinner e Musetti: un dualismo mediatico tra il 2001 e il 2002

Sinner e Musetti: un dualismo mediatico tra il 2001 e il 2002

“Sinner e Musetti sono molto diversi tra loro: ricordano Borg e McEnroe, Panatta e Barazzutti. E’ bello perche’ danno a tutti gli appassionati italiani la possibilità di avere un beniamino tra i due.”  Queste le dichiarazioni del presidente della Federazione Italiana tennis Angelo Binaghi, intervenuto tempo addietro a “La politica nel pallone” su Rai Gr Parlamento.

Sinner e Musetti per Binaghi

Sinner e Musetti sono molto diversi tra loro fino a qui non ci piove. Il resto dell’affermazione di Binaghi invece può essere aggiustato. Probabilmente nel paragone di Binaghi si voleva sottolineare il contrasto di stili, ma data la poca somiglianza tra Musetti e Mac, così come tra Sinner e Borg, è il caso forse di evitare eccessivi voli con la fantasia, dopo decenni di vacche magre.

In tale contesto è chiaro che risulti importante il prezioso monito del tennista bulgaro Grigor Dimitrov«Uno dei più grandi errori commessi quando stavo emergendo nel circuito è stato quello di ascoltare chi mi diceva che un giorno sarei sicuramente diventato numero 1 del mondo» (theshieldofsports.news)

Vi è da aggiungere inoltre che in questo momento non vi sono solo i due giovanissimi, 2001 il primo e 2002 il secondo, ma un vero e proprio dream team: Berrettini, Sinner, Musetti, Sonego, Fognini… per citarne alcuni dei nostri italiani che quando entrano in campo se la giocano con tutti.

Rimane comunque l’augurio di un dualismo Sinner–Musetti ai vertici, evitando un paragone quindi con altri. Certo, da un lato è bello poter far voli pindarici, semplicemente perché sovvengono grandi emozioni del passato come con le petit madeleine, in fondo, ma se davvero dovessero essere fatti, forse si dovrebbe dire più  Agassi e Sampras… e anche questo non sarebbe affatto male.

Sinner e Musetti stanno già in parte rompendo la scorza dell’immaginario dei tifosi italiani.

Sinner e Musetti di nuovo dunque all’attenzione dell’ormai famoso turn-over azzurro del tennis. Non solo però per il paragone di Binaghi di cui sopra, quanto poiché nella settimana in cui Lorenzo Sonego, grande protagonista a Roma, si prende una pausa in vista del Roland Garros, a Lione tornano alla ribalta loro due, i due giovanissimi, Jannik Sinner e Lorenzo Musetti.

Rieccoli, volenti o nolenti sono al centro di un dualismo che all’arte dei fatti rimane nelle affermazioni del presidente della Fit, travalicandone però i contorni. Un dualismo mediatico che nei prossimi anni potrebbe essere alimentato dalla loro diversità di stili e che, come nei casi di Coppi e Bartali o di Rossi e Biaggi, sarebbe soprattutto la certificazione del loro successo.

Se Sinner è più competitivo sul veloce, Musetti pare più a suo agio sulla terra. Oggi la superficie di riferimento per i cultori di un tennis eterogeneo e raffinato dal punto di vista strategico. Spesso, guardando Musetti, si possono riscoprire vari stili di gioco ed epoche diverse espresse in un unico tennista. Un misto di sensazioni che può appagare qualsiasi tipo di spettatore, qualunque siano le esigenze di un certo pubblico e le emozioni che esso voglia ricercare da uno spettacolo tennistico

Nel video sotto, per esempio, Musetti vince un punto – nella sfida dell’anno scorso contro Nishikori a Roma – giocando praticamente in tutti i modi.

Carica i primi tre colpi da terraiolo anni Novanta; poi esegue un back lungolinea perfetto che cambia il ritmo; poi ancora accelera in avanzamento con entrambi i fondamentali, come un bombardiere puro; infine, copre il posizionamento a rete e gestisce i colpi al volo come un australiano vecchio stile. Chiaramente è difficile condensare tutto in un unico scambio, ma spesso Musetti riesce a cambiare improvvisamente spartito da un punto all’ altro, senza risultare a disagio in alcun contesto tattico.

 

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