Van der Poel conclude un Tour dagli effetti speciali
Van der Poel sa bene che ogni piccolo dettaglio in una corsa di ciclismo è importante, ma se parliamo di prove a cronometro, allora, i dettagli diventano veramente fondamentali. Anche quelle piccole cose, che possono sembrare insignificanti, in una prova contro il tempo aiutano ad essere più aerodinamici, dando maggiori possibilità di conquistare la vittoria.
Risulta allora interessante andare a sfogliare l’album fino alle foto dei meccanici dell’ Alpecin-Fenix impegnati a sistemare la bici da crono di Van der Poel. Foto ipotetiche ovviamente, perché non si trattava di normale prassi, ma di un lavoro eccezionale durato fino a tarda notte . Avevano lavorato solo sulla posizione?
Le preoccupazioni effettivamente non erano del tutto fuori misura. Il fuoriclasse olandese, in maglia gialla dalla frazione di Domenica sul Mur de Bretagne, non si era infatti mai impegnato a fondo in una cronometro di quel livello. Pur con un potenziale inespresso di straordinario livello, l’inesperienza in questa specialità sembrava indicare la fine dell’avventura in giallo per Van der Poel.
Van der Poel e lo shopping che fa bene
A trovare una soluzione è sempre l’ex vogatore Klem, che decide di chiedere le ruote a Cameron Wurf della Ineos, le sue ruote non utilizzate. La coppia di cerchi però, si trova ad Andorra e allora Klem, decide di chiedere aiuto ad un suo amico, Mark Putter, proprietario dell’albergo Les Deux Vélos che si trova nel villaggio pirenaico di Biert.
È’ iniziata così una corsa contro il tempo, in cui le ruote hanno viaggiato nell’auto dell’albergatore per 900 km e in 10 ore sono arrivate a Rennes, dove c’era il campo base dell’Alpecin-Fenix. Mark Putter giustifica così il suo viaggio verso la Francia per Rennes: «Sono un uomo che va pazzo per il ciclismo e quello che Mathieu van der Poel ha dimostrato in questo Tour è incredibile e io se posso, ho l’obbligo di aiutarlo. Sarei felicissimo se proprio grazie a queste ruote, che io sto portando, Mathieu riuscisse a mantenere la maglia gialla». Lo scorso anno su queste ruote vennero fatti anche dei test nella galleria del vento e in effetti, risultarono le più veloci.
Questo non è stato l’unico accorgimento tecnico messo in campo nelle frenetiche ore che hanno preceduto la cronometro. “Lunedì abbiamo iniziato a chiamare ovunque per avere la miglior attrezzatura” ha dichiarato Christoph Roodhooft a Het Nieuwsvlad. Van der Poel si è così presentato al via con dei materiali diversi rispetto a quelli normalmente in dotazione alla Alpecin Fenix.
Il casco, ad esempio, era quello della Lazer in uso alla Jumbo-Visma e i copriscarpe, molto vistosi per la grafica a righe, erano di Aerocoach e non del fornitore abituale Kalas. “Sono i migliori sul mercato” ha assicurato Roodhooft.
Il vincitore della Strade Bianche ha così sfoderato una prova maiuscola, piazzandosi al quinto posto a 31’’ dal vincitore, al pari dei più grandi specialisti delle cronometro. Era una prova cruciale per tutti. L’importante era quanto meno avvicinarsi ai ritmi dei favoriti, tra cui Tadej Pogacar, vincitore e potente locomotiva arrivata a una velocità sui 51 km/h di media, chiudendo la propria prestazione con il tempo di 32′ tondi tondi, dopo 27 chilometri percorsi con la grinta e la classe dei grandi.