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Vittorio Munari: intervista esclusiva al telecronista di DMAX

Vittorio Munari: intervista esclusiva al telecronista di DMAX

Nelle ultime settimane le voci di Antonio Raimondi e di Vittorio Munari ci hanno accompagnato, sui canali DMAX e Motor Trend, nelle partite del 6 Nazioni 2021. Oggi abbiamo il piacere di avere come nostro ospite proprio il telecronista Vittorio Munari, ex rugbista e allenatore, che da anni ci racconta gli incontri di rugby più belli ed importanti al mondo.

Prima di iniziare, però, vi ricordiamo i prossimi appuntamenti con il 6 Nazioni 2021 che potrete seguire nella giornata di domani 20 marzo 2021 sui canali del gruppo Discovery:

  • Scozia-Italia, in diretta su DMAX a partire dalle ore 15:00
  • Irlanda-Inghilterra, in diretta su Motor Trend a partire dalle ore 17:30
  • Francia-Galles, in diretta su Motor Trend a partire dalle ore 21:00

Sarà inoltre possibile seguire tutti gli appuntamenti in diretta streaming su Discovery+.

Contenuti dell'articolo

Intervista esclusiva a Vittorio Munari (a cura di Donato Nesta)

In questo 6 Nazioni che Nazionale Italiana abbiamo visto e come giudicarla?

V: La nazionale italiana, non solo in questo 6 Nazioni, ha perso contatto con le migliori, in campo si vede nel risultato della partita, ma è un risultato perso del movimento rugbistico.
Siamo più indietro nella qualità nella preparazione dei tecnici, nella qualità e nella costruzione dei singoli giocatori. Purtroppo dopo 5 minuti è anche facile vederlo ed anche preventivarlo.
Giocatori come Favaro e Zanni non ce ne sono più, perché abbiamo una produzione di giocatori inferiore numericamente e qualitativamente e una non competenza del gioco del rugby. I nostri giocatori rischiano di bruciarsi in palcoscenici come il 6 Nazioni: hanno una peak performance ed una capacità di performare nel tempo assai ridotta in confronto ai giocatori stranieri. Da noi certi giocatori fanno un “boom” di 3 anni e poi spariscono, poi c’è qualcuno fatto di pasta diversa come Zanni. Invece Favaro ha avuto anche lui un picco di performance un paio di anni. Questo è fisiologico, se tu fai correre una 500 con una Ferrari è facile che dopo un po’ il motore della 500 scoppi perché non regge.

L’Inghilterra era partita con i favori del pronostico insieme alla Francia per poi, piano piano, lasciare il passo alle altre. Che questo calo sia dovuto al Covid-19?

V:  Il Covid-19 ha complicato le cose a tanti, compresa la Francia che ha perso una partita.
L’Inghilterra è una signora squadra con Potenziale ed un Know How per andare al prossimo mondiale e vincerlo. è una questione di logorio. Il modo di giocare a rugby nei tempi attuali, con difese esasperate, comporta logorii notevoli. Poi l’Inghilterra ha 5 giocatori che non giocano da mesi per la vicenda Saracens, giustificando dei cali di forma. Hanno tutto, competenza, Know How, ed un bacino di giocatori su cui pescare.

 

I principali campionati europei ossia Top14, Premiership e PRO14 stanno vivendo e reagendo al Covid-19 in maniera diversa, ma questa situazione come sta influenzando il 6 Nazioni?

V: In modi diversi, senza dubbio alcune nazioni hanno chiuso i battenti. L’Irlanda, ad esempio, ha giocatori solo Irlandesi, e ha i giocatori in entrate ed in uscita solo quando giocano in casa, quindi la situazione è controllata. Per le Francesi invece è molto complesso con i giocatori che devono tornare nel club, è una situazione diversa da paese a paese e molto complicata.

 

Zebre e Benetton Treviso, già penalizzate dal Covid-19, di cos’hanno bisogno per competere con le altre? Cosa dovrebbe fornirgli la FIR?

V: Il Coronavirus ha penalizzato tutti, ma noi in particolare. Abbiamo abbiamo una coperta corta nei ricambi, quando io ero a Treviso nel 2010  sono sempre stato scettico e critico perché la FIR non ha mai regolamentato lo scambio di giocatori fra franchigia e territori.
Adesso ci sono questi Permit Player che sono anche irregolari, senza norme, e sono fatti come ognuno vuole ed è una situazione parecchio imbarazzante. Questi sono giocatori con zero esperienze vengono chiamati come tappabuchi. La verità è che queste franchigie hanno delle strutture come delle ottime automobili a cui viene lesinata la benzina per correre, e la benzina sono i giocatori.
I giocatori che vengono fuori dalla nostra accademia hanno una competenza parziale, ma anche ad in numero molto ridotto in confronto agli altri paesi.
Noi abbiamo una coperta corta tre volte, corta nel numero dei giocatori, è corta nella qualità dei giocatori e alla fine arriviamo alla corta performance.
La domanda è vale la pena l’investimento che viene fatto per questi giocatori? È la risposta è no, perché costano una fortuna, ed in cambio riceviamo una proposta espressiva di poca qualità.
Non è una critica ai giocatori, precisiamo, però non fai bene ad un giocatore dicendo “questo è il prossimo Dominguez” ecc ecc, questi sono giocatori che per reggere i palcoscenici vengono lanciati in fretta e furia. Questo è il loro problema, giocatori con grosse lacune.
Il problema delle franchigie è che la federazione ha iniziato a gestire la Nazionale, dall’inizio degli anni 2000, a discapito del campionato italiano. Togliendo credibilità, giocatori e focalizzandosi sul voler gestire, la Nazionale ha fatto lo stesso alle franchigie che sono si collegate alla nazionale, ma questo monoblocco non è attaccato al resto del territorio, ed è completamente diviso. Non è considerato cordone di collegamento l’accademia federale, ma questi ragazzi quando escono da questa situazione giocano in Serie A ed il passo da questa serie alla Celtic è molto lungo. Noi abbiamo buttato via 20 anni dal 2000 ad adesso, abbiamo buttato tempo, prima noi eravamo a ridosso dei migliori. Il Know How degli altri ci ha fatto perdere strada, e le situazioni diventano macroscopiche. Il Miglior anno generale della nazionale è stato il 2013. Noi siamo entrati in Celtic nel 2010 e Franco Smith ha imposto a Treviso un lavoro fisico mostruoso, lavoro che vuole fare ora con la nazionale. Treviso in quel periodo aveva i migliori giocatori possibili italiani e stranieri, perché aveva entusiasmo e siamo arrivati nel 2013 con la nazionale e con i migliori risultati delle franchigie. Quando c’era Brunel in Nazionale, Smith a Treviso e un’altra gestione nelle Zebre è stato dimostrato che la filosofia “ usiamo tutti lo stesso metodo” è una cavolata immane. Perché innanzitutto bisogna essere sicuri che il metodo da seguire sia quello giusto, se facciamo tutti la cosa sbagliata non è il massimo.

 

Ci stiamo avvicinando ad Italia Scozia di Sabato. Numeri alla mano la Scozia ha 241 club contro 800 italiani, si parla di 40000 iscritti Scozia e più di 70000 per l’Italia, due club professionistici per parte eppure il gap si sta allargando, come mai?

V:  Perché loro hanno il Know how e noi no, perché i loro tesserati sanno giocare a rugby ed i nostrI no, noi abbiamo una qualità atletica e rugbistica inferiore, ma l’abbiamo anche nella capacità di svilupparla.
Mi meravigliò il fatto che un ragazzo scozzese di 18 anni che era in una loro accademia di Glasgow, con un rimborso spese minimo, ogni giorno faceva 80 km per andare ad allenarsi. Questo fa capire cosa vuole dire avere la grinta per lottare e combattere. Fra noi e la Scozia il Know How è sempre stato a favore della nazionale del cardo, noi li abbiamo ripresi un po’ quando hanno perso il bandolo della matassa, ma quando loro l’hanno recuperato e hanno ristrutturato le cose ci hanno superato di nuovo.
Loro hanno costruito due franchigie, come noi, ma dopo un po’ hanno guardato i conti e hanno deciso di lasciare andare all’estero i migliori giocatori, altrimenti avrebbero pesantemente inciso sui bilanci.
Se andiamo a vedere in Irlanda con le quattro province, ed il loro coordinamento, non è che vanno così d’accordo, è un falso mito quello della metodologia unica. Bisogna seguire con disciplina la linea di comando, ma la capacità espressive devono essere diverse.

Come Rilanciare il Campionato Italiano? Gavazzi presidente uscente ha lasciato il testimone a Marzio Innocenti che ha di fronte una bella sfida davanti!

V: Io non so cosa ha fatto Gavazzi per rilanciare il campionato italiano, se ha fatto qualcosa non me ne sono accorto, penso che Innocenti avrà le sue idee e andremo a discuterle.
Dato che la mia opinione non conta, abbiamo franchigie e nazionale scollegate dalla base, ed una base piramidale tronca non ha un collegamento con un vertice che fluttua in aria. Due anime staccate, va da sé che la prima linea di contatto è l’acquisizione di un campionato credibile, capendo che è una cosa importante per tutto il movimento e poi perseguire con il percorso deciso.

Innocenti ha vinto, ma non ha certo la bacchetta magica. Come prima cosa ha rimosso Franco Ascione e ha in mente di rivoluzionare con calma il sistema accademie. C’è da dire, però, che negli ultimi anni i risultati da parte delle nazionali U18 e U20 sono arrivati, che sia troppo frettoloso a bocciare le accademie?

V: Non lo so, non conosco le intenzioni del presidente, detto così se le accademie sono servite a qualcosa a costruire la nazionale U18 e U20, le altre nazioni soprattutto la U18 è quasi sempre quella scolastica o sperimentale, la U20 in qualche modo ha portato a casa dei risultati, ma prima dovreste dirmi quali risultati perché a volte vincono una o due partite. Ad esempio il mondiale Under 20, anche con piazzamenti validi, dietro di loro non hanno nessuno. Siamo seri, chi è che ha un settore giovanile? Tonga? Samoa e Fiji? Bisogna vedere contro chi giochiamo, e poi c’è un altro discorso. Se ai nostri giocatori insegnano solo il contatto fisico andato a sbattere contro l’uomo, questo sta in piedi fino a quando ha un’età scolare. Ma quando si passa ad un alto livello tu scompari, e gli altri che hanno privilegiato la tecnica individuale cominciano a costruire il fisico e ti battono.
Se il lavoro nelle nazionali giovanili è considerato buono, qualcuno mi deve dire perché in nazionale maggiore non placcano più. Perché nel rugby giovanile, la pressione è il modo di giocare ed è sperimentale, e di conseguenza se tu fai un gioco estremamente fisico puoi trovare delle soddisfazioni, ma appena vanno al piano superiore spariscono. Vedi la Francia con due mondiali U20, ha privilegiato un modo di giocare estremamente competitivo, ma quanti ragazzi che hanno vinto il mondiale di categoria sono in prima squadra? 9, ma non sono a prender 40 punti come i giocatori italiani.
Perché per esempio se noi parliamo di Zilocchi è uno che fisicamente è apposto, ma solo fisicamente, è il giocatore che ha preso più calci di punizione di tutto il 6 nazioni. Abbiamo un deficit di fitness e di comprensione di gioco, è un problema serio. Se giocano nel campionato di Serie A, che gioco possono comprendere? La nostra touche sono anni che non è più evoluta, per non parlare della nostra mischia che è ancora più grave. Noi non sappiamo nemmeno più cosa sia una touche, ce le fanno giocare perché stanno a terra, perché non mostrano niente agli altri avversari quando giocano contro di noi.
Allora viviamo sereni e impariamo a giudicarci per quello che siamo e non raccontiamoci lastoriella della volpe e l’uva come spesso fa la comunicazione della Federazione. Prendono in giro chi non è competente del rugby, ovvero la grande maggioranza.

 

Cosa vuole dire commentare la nazionale e com’è cambiato nel tempo?

V: È cambiato il commento del rugby, perché è cambiato il gioco, prima c’erano pause dopo alcune fasi di gioco permettendo di fare un discorso a freddo riepilogativo, adesso questi spazi sono ridotti e quindi devi saltare per parlare dei gesti tecnici preziosi, è tutto estremamente più veloce.
La Nazionale, invece, un tempo aveva una mischia che funzionava e ti dava una decina di spunti per qualche azione, nella quale potevi creare un canovaccio narrativo. Ora non ti attacchi a niente e devi fare dei giochi di equilibrio nel non dire qualcosa che non vedi. Io ho sentito altri commentare, ma vedono un’altra roba. Dicono “ Grande, Bravissimo ecc ecc”, ma cosa vedono? L’immagine mi mostra un’altra cosa allora devi fare un po’ equilibrio senza offendere il tuo sapere rugbistico, perché non posso andare sotto livelli di giudizio se no mi direbbero che non capisco niente. Cerco solo di mitigare certe cose e magari e di commentare un errore ogni 3, 4, perché se li commenti tutti è un disastro.
La famosa scena dell’Italia schierata sulla linea di meta propria lasciando un lato completamente scoperto dopo 5 minuti contro la Francia, ti fa capire subito la partita che andrai raccontare. Ed io l’ho vista dal vivo. Prendiamo Garbisi, giocatore di qualità e con un’ottima testa, fisicamente valido, ma è un attaccante istintivo e come playmaker ne ha di strada da fare, io l’ho visto ad allenamento.
Le visioni del campo ha ancora dei problemi a leggerle e mandarlo a quei livelli è complicato per lui, poveretto. Dire che Garbisi ha delle capacità rugbistiche per sapere condurre una barca è difficile al momento, ma perché? Con una mischia retrocedente ed un passaggio sporco dalla base con una difesa internazionale davanti che non gli permette neanche di giocare di qualità e di conseguenza giudicarlo.
Non ha ancora una gestione razionale di qualità, ma sicuramente una capacità istintiva. Lui gioca perché gli altri non facevano neanche quello, placca, attacca.

 

Come è nata la coppia al commento Raimondi-Munari?

V:  Per caso. io facevo i commenti con Gaetianello, nel ’90, e durante il mondiale del ’95 in Sudafrica, Raimondi era il responsabile dell’emittente televisiva che ci seguiva e abbiamo iniziato durante quel mondiale là. Abbiamo anche un rapporto personale di stima reciproca, e questo ha influito molto, facciamo programmi,  dal 2003 lo abbiamo fatto con continuità.

 

Il più bel ricordo collegato al commento della Nazionale Italiana?

V: La partita che più porto nel cuore è quella con la Scozia a Edimburgo, un po’ perché l’hanno buttata via loro, non quella delle 3 mete in 7 minuti, quella recente. Perché li c’è tutta una storia, io sono amico di Gavin Hastings papà di Adam Hastings, ex capitano scozzese e dei Lions. Siamo cari amici e avevamo fatto la scommessa ed io ero andato alla partita indossando il Kilt con il Tartan della famiglia della mamma di Hastings. Avevamo fatto una scommessa ed è andata bene e ha vinto l’Italia.
Molti direbbero quella contro il Sudafrica, ma quella non mi è piaciuta molto, perché va bene per la gente che non conosce il rugby, con un Sudafrica inguardabile. A noi quella partita ci ha solo creato confusione, tant’è perdemmo con Tonga la partita dopo. Sarebbe stato meglio perdere bene con il Sudafrica e vincere con Tonga, invece abbiamo vinto con gli Springbooks perché facevano pena quel giorno. Io non riesco a vederle diversamente quelle partite. In quella partita fece una gran prestazione Favaro, solo questo ha creato presupposti per permettere agli altri di lottare contro un avversario che in quella giornata fece ridere. 

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