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Bob Arum: Per sopravvivere, la boxe deve limitare la Pay Per View

Dal nostro partner: FIGHT

Bob Arum: Per sopravvivere, la boxe deve limitare la Pay Per View

Bob Arum, storico promoter della boxe mondiale, riesce ad avere l’attenzione anche dei critici più esperti della disciplina ogni volta che esprime un’opinione.
Allo stesso tempo, non va dimenticato che lo stesso Arum è anche un grande stratega quando si tratta di confrontare la concorrenza. Ogni sua mossa o dichiarazione, dunque, merita di essere esaminata per capire se si tratti di realtà o solo fumo negli occhi dei rivali.

Di recente, il boss della Top Rank Boxing ha toccato un tema caldissimo per il pugilato e gli sport da combattimento in generale: i vantaggi e gli svantaggi della Pay Per View.

Nel corso della crisi mondiale, il pugilato mondiale non si è affatto fermato ma, quando si parla dei piani economici e del modello di business da adottare per garantire la sopravvivenza del suddetto sport, occorre sempre procedere con calma.

Le parole di Bob Arum e i numeri su ESPN

Ecco come il promoter ha espresso la sua opinione sull’argomento

“Per far si’ che la boxe sopravviva c’è bisogno che i grandi match tornino disponibili per i fan.

Quando parliamo di campioni come Canelo o Tyson Fury, i loro incontri appartengono al pubblico. Capisco che la tentazione di monetizzare con i PPV sia grande, ma questo è l’unico modo per garantire la sopravvivenza della disciplina.”

L’ultimo grande match targato Top Rank reso disponibile su ESPN ed ESPN+, Vasiliiy Lomachenko vs Teofimo Lopez, ha fatto registrare risultati molto convincenti: 2,9 milioni di spettatori su ESPN e 1,5 milioni su ESPN+ che lo portano a pareggiare con il secondo evento in PPV più visto di sempre, Mayweather vs McGregor.

Questi numeri hanno soddisfatto Bob Arum e rappresentano un grande futuro nell’accordo tra Top Rank Boxing ed ESPN per estendere il panorama del pugilato mondiale.
Sulla stessa scia, si collocano i recenti investimenti della piattaforma sportiva DAZN, che fin dalla sua nascita ha investito molto sul pugilato.

NO PPV: i vantaggi

Di sicuro, un’ipotetica abolizione della PPV privilegerebbe i fan che, in seguito alla recente crisi mondiale portato causato dalla pandemia, non sono riusciti a permettersi la visione di un evento di boxe, oltre a quelli che non sono mai riusciti a permetterselo.

Avere contenuti premium disponibili a prezzi ragionevoli, inoltre, aiuterebbe e non poco a spostare l’attenzione mediatica sulla boxe in un periodo in cui gli sport tradizionali stanno arrancando.
Questo permetterebbe di ripagare gli appassionati storici con grande spettacolo e, allo stesso tempo, reclutarne di nuovi.

Da non sottovalutare, infine, il punto di vista sanitario. Il prezzo contenuto dei match favorisce la visione individuale, mentre il costo elevato dei PPV ha sempre favorito l’organizzazione di ritrovi tra fan presso i rispettivi domicili che, al momento, sono vietati in quasi tutto il mondo.

SI PPV: l’altro lato della medaglia

Tim Smith, portavoce di PBC (società al cui timone c’è Al Haymon, maggior concorrente di Bob Arum), sembra pensarla diversamente.
La promotion concorrente ha infatti organizzato negli ultimi mesi due super eventi (Gervonta Davis vs Leo Santa Cruz e Errol Spence Jr vs Danny Garcia) che, a detta loro, hanno portato a casa numeri convincenti.

Arum ha contestato pesantemente questi risultati positivi, ma rimane la sua parola contro quella della serie targata Premier Boxing Champions.
Quello che appare di ovvia evidenza è che la PPV (con i prezzi americani) sia un modello che tende a isolare un po’ lo sport dalle grandi masse, ma qui sembra esserci un possibile compromesso che ha origine in Europa.

In questo caso, l’esempio più recente viene dalla GLORY Kickboxing con l’evento GLORY 76, che ha presentato come main event il match tra Badr Hari e Benjamin Adegbuyi per decretare il prossimo sfidante al titolo dei pesi massimi.
Nonostante lo scetticismo iniziale, lo show è stato trasmesso in PPV in Olanda e pare aver riportato risultati molto confortanti in un mercato meno abituato a questa modalità di fruizione televisiva.

Si può parlare di compromesso, poiché i prezzi sono molto lontani da quelli americani.
Gervonta Davis vs Leo Santa Cruz, ad esempio, è stato venduto ad un prezzo di €64,00, mentre GLORY 76 a €12,99.

Si tratterebbe di una sorta di via di mezzo, una strategia meno aggressiva e forse più adatta al contesto economico attuale e al pubblico europeo.

La soluzione al problema è lontana

Quello che è sicuro è che ci sono match e atleti più adatti ad un modello rispetto che ad un altro e, quindi, un approccio opportunistico sull’adottare una strategia piuttosto che un’altra pare essere la soluzione più probabile, con la variabile prezzo dei contenuti a giocare un ruolo determinante.

Con grandi match come Joshua vs Fury già in stato avanzato per il 2021, sarà molto interessante esaminare anche le mosse degli operatori fuori dal ring per capire la direzione che prenderà la boxe nei prossimi anni.

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