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Jannik Sinner vince il Citi Open 2021 e l’Italia festeggia

Jannik Sinner vince il Citi Open 2021 e l'Italia festeggia

Jannik Sinner è riuscito a vincere il Citi Open 2021 dopo una battaglia di quasi 3 ore contro Mackenzie McDonald: adesso è il numero 15 al mondo.

Con questo Citi Open, il torneo americano di Washington, classico appuntamento che precede i due Masters 1000 nordamericani e l’Open degli Stati Uniti, l’Italia festeggia nel migliore dei modi i 50 anni dal primo successo dell’Era Open di Adriano Panatta (8 agosto 1971). Mezzo secolo esatto dalla vittoria di Panatta nel torneo marchigiano di Senigallia, coronato per il tennista romano con la vittoria per 6-3 7-5 6-1 sull’australiano Martin Mulligan.

Da allora l’Italia ha colto in totale 73 titoli Open (74 però se si considera anche la vittoria di Sinner alle Atp Next-Gen Finals del 2019). Di questi 73 allori, 53 sulla terra, 9 sul veloce indoor, 7 sul cemento e 4 sull’erba.

Jannik Sinner vince il Citi Open 2021 e l'Italia festeggia
Jannik Sinner vince il Citi Open 2021 e l’Italia festeggia

Jannik Sinner torna a vincere e l’Italia a sorridere

Con Jannik Sinner adesso è possibile contare fino 74 quando si ragiona sui trofei vinti dall’epoca di Panatta. Per raggiungerli è necessario sommare i trofei vinti da tutti gli italiani in 50 anni di tennis. Senza che ci si sforzi troppo è facile trovare diversi giocatori che ne hanno vinti di più da soli in una carriera e che questi stessi non hanno ancora smesso di giocare.

Rimane però il fatto che ogni data è preziosa ed è da ricordare. Non perché si voglia tutte le volte girare la medaglia e vedere quello che si vuole in un panorama sportivo deludente, ma semplicemente perché è giusto sorridere alla buona sorte e prender aria per il dopo.

Le date che hanno segnato la storia sono tante: su tutte i successi di Adriano Panatta a Parigi e Roma 1976, di Paolo Bertolucci ad Amburgo 1977, ancora di Panatta a Stoccolma 1975 su Jimmy Connors, quella di Fabio Fognini a Monte Carlo 2019, quella di Omar Camporese a Rotterdam 1991 su Ivan Lendl e per ultimo quella storica di Matteo Berrettini al Queen’s.

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