Dal 2005 l’Assemblea delle Nazioni Unite ha deciso di dedicare questo giorno alla ‘Giornata della Memoria’ delle vittime dell’Olocausto.
Il 27 gennaio 1945 i cancelli di Auschwitz vennero abbattuti dall’esercito sovietico e per la prima volta l’umanità scoprì l’orrore dell’Olocausto.
Vittime della tragedia non furono soltanto gente comune, ma anche politici, attori, imprenditori e sportivi di grande successo. Noi di The Shield of Sports nella Giornata della Memoria ci teniamo a raccontare proprio alcune di queste storie, nessuno dovrebbe dimenticare ciò che è accaduto.
La Giornata della Memoria nello sport
Iniziamo la serie di racconti della Giornata della Memoria con la triste vicenda che riguarda uno dei più grandi giocatori degli anni trenta: Matthias Sindelar.
Matthias Sindelar: L’Eroe che si ribellò a Hitler
Matthias Sindelar è stato senza ombra di dubbio il più grande giocatore della storia dell’Austria tanto che venne premiato nel 1999 dall’IFFHS come miglior giocatore austriaco del secolo.
Non faceva del fisico il suo punto di forza, anzi, era molto magro e neanche tanto alto, ma in campo faceva letteralmente tutto quello che voleva.
Costruiva il gioco, organizzava la fase d’attacco, veniva chiamato il maestro della finta con la sua solita finta di andare verso destra per poi saltare l’uomo verso sinistra, e soprattutto segnava tanti ma tanti gol.
Ha segnato 225 gol in 350 partite con l’Austria Vienna, al tempo considerata una delle squadre più forti d’Europa tanto che vinse 2 volte la Mitropa Cup che all’epoca era la vera Champions League in cui c’erano le squadre dei campionati più importanti d’Europa (tranne l’Inghilterra che rifiutava di partecipare in quanto maestri del calcio).
Raggiunse il successo anche con la nazionale di cui era il leader dell’Austria soprannominata ‘Wunderteam’ (squadra delle meraviglie) con cui vinse la coppa Internazionale nell’edizione 1931-1932, considerata come il vecchio europeo sempre con le migliori squadre europee dell’epoca con il solito rifiuto da parte dell’Inghilterra.
Nell’aprile 1938 viene organizzata la ‘Partita della Riunificazione’ tra Germania e Austria con quest’ultima che al termine dei 90 minuti avrebbe fatto parte della nazionale del terzo reich sciogliendo così, per sempre, la squadra dell’Austria.
La Gestapo ordinò all’Austria di perdere di proposito la partita, ma i giocatori si rifiutarono e vinsero la partita per 2-1 con una rete firmata proprio dal bomber Sindelar. Lo stesso Matthias si rifiutò di fare il saluto nazista e anche di giocare con la nazionale tedesca.
Neanche un anno dopo il giocatore venne trovato morto nel suo appartamento insieme ad una ragazza italiana. La polizia austriaca archiviò presto il caso e non si seppe nulla delle cause della scomparsa del fenomeno tedesco.
Omicidio da parte della Gestapo, suicidio, incidente, la verità non la sappiamo. Di Matthias Sindelar oltre alle gesta sul campo di calcio resta il suo rifiuto di piegarsi a Hitler. Il fenomeno austriaco merita di essere ricordato nella Giornata della Memoria.
Johann Trollman: il pugile che ha combattuto il nazismo
Johann Trollman è stato il pugile tedesco migliore degli anni venti e trenta tanto da diventare anche campione nazionale. Tuttavia, era un Sinti e ciò non poteva essere tollerato dalla Germania nazista.
Hitler poi, considerava la Boxe come lo sport perfetto per manifestare la superiorità della razza ariana come poi lo dimostrò il caso Max Schmelling nel match del secolo del 1938 contro l’afroamericano Joe Louis.
Tornando a Trollman, nel 1928 venne escluso dalle Olimpiadi del 1928 proprio per via della sua etnia e della sua pelle olivastra. Il pugile non si perse d’animo e continuò la sua carriera in Germania nonostante Hitler stava salendo al potere.
Nel 1933 Trollman stava per affrontare Adolf Witt, sostenuto dal terzo reich. L’incontro venne dominato in lungo e in largo dal pugile dalla pelle olivastra e al suono dalla campanella finale era in piedi esultando certo della vittoria. Con grande stupore i giudici assegnarono un pareggio con la scusa che i due atleti non avessero onorato la boxe.
Le SS non avevano fatto i conti però con il pubblico che amava follemente Johann per la sua personalità e per il suo modo di combattere (viene ritenuto come una specie di Muhammad Ali per il suo modo di danzare nel quadrato) e che aveva capito che era un chiaro furto.
I giudici rischiarono la pelle e i disordini stavano incrementando sempre di più. Alla fine, il titolo di campione di Germania venne assegnato al pugile Sinti Johann Trollman che tornò ad esultare.
Il governo però era determinato ad affossare il campione e appena sette giorni dopo organizzò nello stesso luogo un match tra lui e Gustav Eder, un pugile decisamente più pesante. In più, l’organizzazione impedì a Trollman di non usare il suo solito gioco di gambe.
Johann Trollman capì che il suo destino era segnato e rimase al centro del quadrato ad assorbire i colpi dello sfidante. Alla quinta ripresa Trollman finì ko. Nei mesi successivi non ricevette quasi nessuna offerta per combattere e venne abbandonato anche dal suo manager.
Finì per lottare in alcuni incontri clandestini. Quando nel 1936 capì che il suo destino era segnato dalla persecuzione nazista, divorziò con la moglie e la fece trasferire in Francia. Infatti, poco dopo venne imprigionato. Venne liberato soltanto per combattere durante la guerra, ma, quando fu ferito, venne trasportato in un campo di concentramento.
Perse la vita dopo che, dimagrito dai lavori forzati, venne colpito da un altro prigioniero con un badile. La storia di Johann Trollman è un’altra di quelle che deve essere ricordata nella Giornata della Memoria.
Gino Bartali con la sua bici salvò circa 800 ebrei
Nella Giornata della Memoria vogliamo ricordare anche uno sportivo che si salvò dalla terribile Seconda Guerra Mondiale.
Stiamo parlando di uno degli sportivi più amati di sempre: Gino Bartali. Il ciclista toscano era già un nome famoso grazie alla vittoria del Giro d’Italia nel 1936 e dell’inizio della sua rivalità con Fausto Coppi.
Bartali durante la guerra aderì ad un’associazione che forniva assistenza agli ebrei. Dal settembre del 1943 a giugno 1944 Gino fece su e giù per l’Italia trasportando nel tubo del telaio della sua bicicletta documenti e fototessere per poi andarle a falsificare.
Venne fermato diverse volte dagli militari, sfiorò alcune volte la morte per lo scoppio di alcune bombe, ma non si fermò mai. L’infinito coraggio del ciclista salvò la vita a circa 800 ebrei.
Concludiamo con Gino Bartali il nostro tributo alla Giornata della Memoria.
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