Interviste

Luca Bergers si racconta in esclusiva per TSOS

Luca Bergers si racconta in esclusiva per TSOS

Luca Bergers si racconta in una lunga intervista, dove il fighter riminese, unico italiano finora ad essere ammesso nel circuito londinese della Bare knunkle Boxe, analizza il passato e ci svela i progetti per il futuro.

Soprannominato nel circuito ingleseThe Italian Warrior” e soprattutto “The Italian Viking”, Luca Bergers ha realmente le sembianze di un vichingo, forse anche per le origini nordiche, il padre è belga, con vistose crune tatuate sullo scalpo

 

CHI E’ LUCA BERGERS? La nostra intervista

Un saluto a tutti gli amici di TSOS, mi chiamo Luca e sono un ragazzo normale. Sono nato e vivo a Rimini, ho 34 anni e sono un pugile professionista. Combatto nei pesi welter con il peso forma di 65/66 kg.

A.P.: QUAL’E’ STATO IL TUO PERCORSO NEI COMBAT SPORT, DA DOVE SEI PARTITO?

Luca Bergers: Ho iniziato da ragazzino con gli sport da combattimento, andavo ancora alle medie. Ho iniziato verso i 12 anni con la Kickboxing diventando agonista intorno ai 17. Successivamente ho scoperto“la nobile arte”, il pugilato e ne sono rimasto innamorato iniziando a praticarlo. Si può dire che tutto nasca da qui.

Ho dunque iniziato a boxare presso la palestra di Elio Ghelfi, una leggenda del ring nel riminese, e poi tutto il resto è storia..

A.P.: SO CHE PRATICHI ANCHE KRAV MAGA

Luca Bergers: Certo, lo pratico e lo insegno nella mia palestra, ma diciamo che tendo a non parlarne perché è poco vendibile.

A.P.: COSA SIGNIFICA?

Luca Bergers: Che il Krav Maga non è scenografico o cinematografico se si vuol usare un concetto popolare, ma è tremendamente concreto, poco spettacolare e altamente letale, è lontano dalle arti marziali come le intende Hollywood. Per questo lo definisco non vendibile, si impara e basta.

A.P.: CON PAROLE TUE, COSA SIGNIFICA PUGILATO?

Luca Bergers: Il pugilato intanto mi ha cambiato la vita proprio in virtù dei valori che lo costituiscono.

E sono il RISPETTO, per te e per gli altri;

il LAVORO, senza fatica non si ottiene nulla;

il SACRIFICIO, che è alla base di tutto

e la DISCIPLINA, che è indispensabile nella vita.

Se dovessi darne la mia interpretazione direi che il pugilato è sacrificio e il credere in un qualcosa, avere un sogno da raggiungere.

A.P.: COSA TI HA SPINTO A DIVENTARE FIGHTER PROFESSIONISTA?

Luca Bergers: Fino a 15-16 anni fa facevo incontri di Kick per divertimento, poi ho smesso.

Mi allenavo tutti i giorni, ma da buon romagnolo facevo le piadine, il muratore, qualsiasi cosa mi consentisse di vivere normalmente, poi nel 2012 la svolta. Ho avuto la mia prima (di due) figlia, il lavoro iniziava a scarseggiare e ho deciso di fare ciò che ho nel sangue e che mi faceva stare bene, combattere, questa volta retribuito però.

A.P.: TORNEI O TITOLI VINTI?

Luca Bergers: Sinceramente non ne tengo conto, fondamentalmente ora combatto solo per la borsa e non mi curo del titolo p della cintura. In quest’ottica ti posso dire che il match più importante è il prossimo, e poi quello successivo, e così dicendo.

A.P.: QUANTO TEMPO DEDICHI ALL’ALLENAMENTO?

Luca Bergers: Mi alleno tutti i giorni, ma non è solo una questione legata al pugilato. Io mi alleno tutti i giorni perché mi fa stare bene, è un toccasano e anzi, soffro quando non posso fare esercizio o andare a correre.

A.P.: E NELL’AVVICINAMENTO AD UN MATCH?

Luca Bergers: Ovviamente in quel caso l’allenamento cambia. A 6-8 settimane dal match inizio con una preparazione diversa, più intensa e ancora più disciplinata. Allungo i tempi della corsa, del sacco, dello sparring. Entro completamente in un altro mood. Considera che combatto sulla base di 8 riprese da 3 minuti, bisogna arrivarci preparati per bene.

A.P.: E LA PREPARAZIONE MENTALE AL MATCH?

Luca Bergers: Di quella devo ammettere, non ne ho bisogno. Per me combattere non è niente, anzi, è un piacere. Quando vado lì me la godo, mi diverto, vado a fare qualcosa di bello e so cosa sto facendo!

A.P.: PROSSIMI OBBIETTIVI AGONISTICI?

Luca Bergers: Ho il prossimo incontro a breve, tra fine novembre ed inizio dicembre negli USA. Si tratta di un incontro di boxe nei pesi welter con avversario ancora da stabilire. Ad oggi combatto per un manager Luis Gonzalez ed un team messicano “La Raza” a cui sono molto grato.

Per il momento ho 3 incontri all’attivo con loro, 3 vittorie. Io cercavo un occasione per combattere ed un amico mi consigliò il Messico, e loro mi hanno dato un’opportunità.

A.P.: PARLIAMO DELLA TUA PALESTRA, TU INSEGNI?

Luca Bergers: Sì ed è una cosa che mi da molta soddisfazione, la passione per l’insegnamento è al pari di quella per il combattimento. Ho aperto la palestra nel 2014 ed è una parte importante delle mie giornate e della mia vita. Qui ho anche ragazzi promettenti che porto a combattere, ma ciò che mi preme particolarmente è riuscire a trasmettere valori di RISPETTO, DISCIPLINA, LEALTA’ E ONORE.

A.P.: UN INCONTRO CHE RICORDI PARTICOLARMENTE?

Luca Bergers: Direi probabilmente l’ultimo. Ero in Messico di fronte ad un pugile che pesava ben 12 kg in più di me, era grosso e forte, dotato di una buona boxe. Alla fine ho vinto ma è stata una bella lezione pugilistica per entrambi

A.P.: C’E’ QUALCUNO CHE RINGRAZI PARTICOLARMENTE?

Luca Bergers: Tante persone, a partire dalla mia famiglia che mi supporta e mi infonde la sua forza.Ho conosciuto tanta gente che mi ha aiutato durante il percorso, in particolare devo dire grazie al Maestro Fabio Mini che mi ha cambiato la vita.

In un periodo buio mi ha restituito stimoli e nuova linfa. Mi ha reso positivo e mi ha riportato a combattere, soprattutto mi ha impostato su allenamenti e cos apiù importante la tranquillità mentale.

E poi devo doverosamente ricordare il Maestro Elio Ghelfi, figura storica della boxe riminese. Ghelfi mi ha voluto bene e mi ha insegnato tanto. A tal proposito da 2 anni la mia palestra organizza un memorial in suo onore per omaggiarlo dopo la sua scomparsa.

A.P.: INFINE QUALCOSA DA DIRE AI GIOVANI?

Luca Bergers: Io personalmente consiglio a tutti i giovani di avvicinarsi agli sport da combattimento, almeno per provare, poi se non piace si può fare altro.

Il problema purtroppo è che questi sono sport di serie z, senza clamore, senza copertura mediatica e che avvengono nella totale indifferenza delle istituzioni. Bisogna creare un movimento, sarebbe bello. Per cui il mio invito che rivolgo a tutti è quello di iniziare.

 

luca bergers ph.facebook@bergers