Michele Broili ha combattuto ieri sera nel main event della Trieste Boxing Night, contrapposto all’italo-marocchino Hassan Nourdine in un match valevole per il vacante titolo italiano dei pesi superpiuma.
L’incontro e il titolo sono stati vinti da Nourdine per decisione non unanime, ma tale successo sta ora vivendo nell’ombra di uno scandalo riguardante il suo avversario. Il triestino Michele Broili, tra i tatuaggi riportarti sul suo corpo, ne ha anche alcuni che risultano offensivi e di stampo nazista.

Michele Broili: i simboli che hanno acceso lo scandalo
Tra tali tatuaggi si può subito riconoscere, oltre al simbolo delle Schutzstaffel, il totenkopf, simbolo ricorrente nel vestiario di tutti i membri delle SS, in particolar modo dei membri appartenenti alla divisione corazzata e ai gruppi paramilitari addetti alla custodia dei campi di concentramento.
Vi sono inoltre tatuati il numero 88, riferito al controverso saluto nazista fatto al Fuhrer, e un castello coronato accompagnato dalla scritta “Ritorno a Camelot”, il raduno organizzato ogni 5 anni dal Veneto Fronte Skinheads, organizzazione di estrema destra.
Nel febbraio del 2020, in occasione di una Boxing Night a Trieste, è scoppiata una polemica simile. L’associazione sportiva Ardita (della quale è membro lo stesso Michele Broili), che ha organizzato l’evento con l’appoggio del comune di Trieste, ha dovuto rimuovere una foto del pugile dalla locandina per via di questi tatuaggi.
Il comunicato della Federazione Pugilistica Italiana sulle azioni di Michele Broili
“La FPI, venuta a conoscenza e preso atto della situazione emersa nel corso dell’incontro di pugilato disputatosi sabato 18 settembre a Trieste tra Michele Broili e Hassan Nurdine, condanna e stigmatizza con forza e perentoriamente il comportamento del proprio tesserato e si dissocia da ogni riferimento che i tatuaggi offensivi dallo stesso portati evochino. Tale comportamento è in palese contrasto con le norme sancite dal ‘Codice di Comportamento Sportivo del Coni (art.5)’.
Durante l’incontro si sono notati alcuni tatuaggi sul corpo del pugile Broili inneggianti al nazismo e, come tali, costituenti un comportamento inaccettabile e stigmatizzato da sempre dalla Federazione Pugilistica Italiana, la quale è costantemente schierata contro ogni forma di violenza, discriminazione e condotta illecita e/o criminosa. Ovviamente di tale comportamento è esclusivamente responsabile il tesserato che lo ha posto in essere e, semmai, indirettamente ed oggettivamente la Società di appartenenza che lo abbia avallato e/o tollerato. Alcuna responsabilità può e deve essere ascritta alla Federazione Pugilistica Italiana, la quale non può essere a conoscenza delle scelte personali di ogni singolo tesserato sino a quando non ne abbia contezza.”
La FPI oltre alle suddette condanne, ha aggiunto:
“La Federazione si riserva di sottoporre agli Organi di Giustizia Federali tale comportamento affinché ne sia, nelle opportune sedi, valutata la contrarietà rispetto allo Statuto e ai Regolamenti Federali e vengano adottate le opportune misure sanzionatorie anche a tutela dell’immagine della Federazione Pugilistica Italiana. Riservandosi, altresì, ogni opportuna azione.”