Dopo neanche un anno dai Giochi Olimpici di Tokyo ci siamo goduti tutta l’atletica ai mondiali di Eugene 2022. L’Italia non ha particolarmente brillato in questa competizione soprattutto per via degli infortuni a campioni olimpici come Marcell Jacobs, Gianmarco Tamberi, Antonella Palmisano, ma è stato comunque un mondiale ricco di emozioni.
Alcuni atleti hanno rubato la scena, altri hanno deluso le aspettavi, mentre alcuni non hanno potuto esprimersi al meglio causa infortuni. Andiamo a vedere alcuni momenti accaduti a Eugene 2022 che occorre menzionare.
MONDIALI ATLETICA 2022: ALCUNI PUNTI SU EUGENE 2022
Sydney McLaughlin di un altro pianeta. Il record è già leggenda
L’americana è stata nettamente l’atleta più sorprendente di questi mondiali. Dopo le scorse olimpiadi di Tokyo ci si aspettava un’altra finale combattuta tra le due americane McLaughlin e Ali, più il talento olandese in continua crescita Femke Bol.
Invece, nella finale dei 400 metri ostacoli femminili, non c’è stata alcuna competizione, ma un dominio impressionante. Sydney McLaughlin distrugge il record del mondo (che già portava il suo nome) abbassandolo da 51”41 a un insensato 50”68; a nulla serve l’ottimo 52”27 di Femke Bol.
L’indiscussa regina dei 400 metri ostacoli con il tempo registrato in finale sarebbe arrivata settima nella fine dei 400 metri piani, assurdo. L’aspetto più curioso è che Sydney non ha ancora 23 anni (che compirà il 7 agosto) e probabilmente è l’unica che può migliorare ancora il record del mondo. In più, nell’ultimo giorno dei mondiali, vince la medaglia d’oro nella staffetta 4×400.
La regina di Eugene 2022 è Sydney McLaughlin.
200 metri maschili e femminili da record nazionale
Se è vero che i 100 metri hanno rappresentato una grossa delusione (soprattutto quelli maschili, anche se ci si aspettava di più anche da parte delle donne), i 200 metri hanno regalato due tempi stratosferici. La giamaicana Shericka Jackson si è presentata alla finale di Eugene in una forma strepitosa forte del terzo miglior tempo di sempre (21”55) stabilito neanche un mese prima a Kingston.
Nella finale mondiale riesce non solo a vincere, ma ad abbassare il proprio record a un fantastico 21”45 che, con quasi due metri di vento poteva persino abbattere il primato di Florence Griffith di 21”34 realizzato alle Olimpiadi di Seul nel 1988.
Dalla controparte maschile già gustavamo una finale super veloce tra i due connazionali Erriyon Knighton e Noah Lyles con i rispettivi 19”49 e 19”50 corsi poco tempo prima dei mondiali. A Eugene però è soltanto il venticinquenne Noah Lyles a brillare con una finale impressionante battendo per un centesimo (19”31) il record americano dell’immortale Michael Johnson.
Il giovane Knighton si ferma a 19”80 accontentandosi della medaglia di bronzo.
Yulimar Rojas solita conferma
La ventisettenne venezuelana si è presentata a Eugene con un record del mondo indoor di 15”74 conquistato pochi mesi prima a Belgrado. Pure in questa competizione la Rojas ha fatto gara a sé con in testa l’obiettivo non tanto della medaglia d’oro, ma di battere il record del mondo.
La venezuelana non è riuscita nell’ennesima impresa, ma ha vinto senza difficoltà un’altra medaglia d’oro; semplicemente leggendaria.
Delusione 100 metri
L’Italia aspettava Marcell Jacobs, il mondo attendeva il campione olimpico dopo le straordinarie vittorie alle Olimpiadi e ai mondiali Indoor, ma purtroppo Jacobs ha dato forfait prima della semifinale a causa dei continui problemi fisici.
A quel punto il grande favorito era la medaglia d’argento olimpica Fred Kirley capace di correre ai trials statunitensi in 9”76 e le batterie dei mondiali con 9”79. C’erano tutti i presupposti per vedere una finale molto veloce con ben quattro americani su otto partecipanti.
La finale è stata decisamente incerta; nei primi metri allunga Coleman, poi sembra Marvin Bracy a spuntarla, ma negli ultimi 20 metri è Fred Kerley a conquistare l’oro. La delusione riguarda il tempo: 9”86. Un tempo decisamente alto visto i risultati non solo di Kirley, ma anche della concorrenza. Rammarico per Marcell Jacobs che in condizioni fisiche decenti avrebbe potuto vincere nuovamente.
Alison Dos Santos si prende la corona
Un anno fa’ veniva demolito il record del mondo storico di Kevin Young – registrato nel 1992 – da uno strepitoso Karsten Warholm abbattendo persino il muro dei 46 secondi. Il tempo di Kevin Young venne incredibilmente battuto anche da Ray Benjamin e Alison Dos Santos.
Warholm era il legittimo favorito anche a Eugene 2022, ma i problemi fisici hanno debilitato il norvegese che si è fermato al settimo posto nella finale dei 400 metri ostacoli. La gara è stata tra l’americano e il brasiliano, con quest’ultimo che la spunta con un fantastico 46”29, terzo miglior tempo di sempre. Il ventiduenne vince il suo primo mondiale avvicinandosi al record del mondo.
Shelly-Ann Fraser-Pryce torna sul tetto del mondo a 35 anni
Si può continuare a migliorare nell’atletica all’età di 35 anni quando tanti colleghi si sono ritirati? Sì, se ti chiami Shelly-Ann Fraser-Pryce. Esplosa all’età di 22 anni a Pechino 2008 insieme al connazionale Usain Bolt, la Fraser ha percorso una carriera molto simile a quella di Bolt.
Trionfa sia alle Olimpiadi del 2008 che in quelle di Londra 2012, più i campionati mondiali di Berlino 2009, Mosca 2013 e Pechino 2015. Manca la tripletta olimpica nei 100 metri a Rio 2016 con i tempi che iniziano a salire.
A quel punto sembra avvicinarsi al declino, come ci si aspetta a 30 anni di età, ma nel 2019 torna a trionfare ai mondiali di Doha 2019 nei 100 metri con un pazzesco 10”71. Insieme alla Giamaicana Thompson è la favorita per Tokyo 2020, ma ancora una volta è proprio la Thompson a spuntarla sia nei 100 che nei 200 con la Fraser che si accontenta dell’argento nei 100 metri.
Tuttavia, dimostra di avere uno stato di forma eccezionale la 35enne segnando il terzo miglior tempo di sempre nei 100 metri piani con 10”60 a Losanna nell’agosto scorso. Arriviamo così a Eugene 2022, dove conquista ancora una volta l’oro mondiale nei 100 metri con un grande 10”67.
La Fraser sembra non invecchiare mai e conclude l’avventura a Eugene con anche due medaglie d’argento conquistate nei 200 metri e nella deludente staffetta 4×100.
Armand Duplantis migliora un’altra volta il (suo) record del mondo
Negli ultimi anni la competizione per l’oro nel salto con l’asta maschile praticamente non esiste, almeno da quando il talento classe ’99 ha deciso di non saltare al di sotto dei 6 metri negli ultimi tre anni.
Ed è stato così anche a Eugene con lo svedese che ha dominato la finale sbagliando soltanto un salto a 5,87. Una volta conquistato l’oro con 6 metri, Duplantis ha prima deciso di fare il record dei campionati mondiali con un facile 6,06 e poi, ha distrutto il (suo) record del mondo con un fantastico 6,21m e con margine di 8 centimetri dall’asticella.
Dunque, Armand Duplantis dimostra di poter fare ampiamente meglio e data la giovane età ha tutto il tempo che vuole.
Mutaz Barshim illegale
C’erano dubbi sulle condizioni fisiche non solo di Gianmarco Tamberi (autore di una finale clamorosa sfiorando il podio pur saltando 2,33m), ma anche su quelle dell’altro campione olimpico Mutaz Barshim. Tuttavia, il qatariota ha disputato una finale dei mondiali perfetta non sbagliando un singolo salto, nonostante la forte concorrenza del coreano Woo.
Barshim si conferma come uno dei più grandi saltatori della storia di questo sport vincendo a 31 anni un’altra medaglia d’oro, la sua terza d’oro consecutiva ai mondiali di atletica.
Sono stati dieci giorni intensi in questi mondiali di atletica con alcuni record del mondo battuti (400 metri ostacoli femminili, 100 metri ostacoli, salto con l’asta maschile) e tanto spettacolo. Tuttavia, l’atletica torna fra due settimane con gli europei!