Flavio D’Ambrosi, il presidente della FPI, ha parlato di quanto compiuto nel panorama nazionale del pugilato negli ultimi 4 anni.
La boxe italiana sta vivendo un periodo importante per la sua ricrescita, complice anche la distribuzione di buona parte dei suoi eventi sulla piattaforma streaming DAZN.
Questo è anche il risultato della collaborazione tra quest’ultima e la già citata Federazione Pugilistica Italiana, il cui presidente Flavio D’Ambrosi ha deciso di prestarsi ai microfoni della piattaforma stessa per analizzare appunto il periodo degli ultimi 4 anni del pugilato italiano.
Il Dott. Flavio D’Ambrosi, innanzitutto, non ha esitato a rispondere alla domanda fatta sullo stato del pugilato italiano, sottolineando come esso adesso si trovi “a un bivio”.
L’intervista DAZN a Flavio D’Ambrosi sugli ultimi 4 anni
Nell’intervista rilasciata al commentatore italiano del pugilato su DAZN Niccolò Pavesi, che vi riporteremo qui in seguito, il presidente FPI Flavio D’Ambrosi ha iniziato a descrivere la situazione attuale della nobile arte su territorio nazionale, e non solo, dividendo inoltre l’ultimo quadriennio in due periodi di durata diversa.
D’Ambrosi: “Il pugilato italiano è a un bivio. Molte cose sono state fatte, ma tante altre devono ancora essere compiute. Mai come in questo momento è fondamentale imboccare la strada giusta.”
Pavesi: “Se invece dovessimo scattare una fotografia del quadriennio passato, che immagine sarebbe?”
D’Ambrosi: “Sarebbero due, perché possiamo dividerlo in due fasi, di durata molto diversa.
Fino al torneo di qualificazione olimpica di Busto Arsizio (cioè per oltre tre anni) abbiamo raggiunto risultati straordinari: segnalo i 145 podi della nazionale azzurra e le 8 qualificazioni alle Olimpiadi, ma anche il record di tesseramenti (75.000) e le 1100 società affiliate alla FPI.
Le televisioni sono tornate a mostrare interesse verso il nostro sport, il pubblico ha affollato di nuovo le piazze e i diversamente abili adesso possono competere a livello agonistico.”
Sulle Olimpiadi, il presidente Flavio D’Ambrosi non ha esitato a dare la sua risposta.
D’Ambrosi: “E quella, purtroppo, è la seconda fase del quadriennio passato. È stata una grande delusione: sicuramente ci sono stati dei verdetti penalizzanti (Abbes Mouhiidine e Irma Testa, ndr), ma non è stato solo quello il problema.
È stata una debacle su cui abbiamo il dovere di riflettere. Dobbiamo crescere ancora a livello di nazionale e migliorare la ricerca del talento. Bisogna fare di più.”
Pavesi: “Molti maestri di boxe mettono in dubbio le modalità con cui i ragazzi vengono convocati, oppure esclusi, dalla nazionale: manca trasparenza?”
D’Ambrosi: “Questo è un tema che fa parte di un problema più grande, e cioè la politica Assisi-centrica che ha dominato negli ultimi trent’anni.
Assisi è, ad oggi, l’unico centro nazionale e questo è sbagliato per tanti motivi. Prima di tutto si crea uno stacco tra la nazionale e i maestri di provenienza dei ragazzi: non essendoci comunicazione spesso le scelte dei tecnici azzurri (comprese quelle sulle convocazioni) non vengono capite.
E poi per i pugili che vivono in zone lontane da Assisi diventa molto difficile allenarsi per periodi lunghi con la nazionale: non dimentichiamoci che i ragazzi studiano, hanno una famiglia, hanno la loro vita. È impensabile che stiano tanto tempo ad Assisi.”
Pavesi: “E quindi, la soluzione qual è?”
D’Ambrosi: “Il decentramento: ci vogliono più centri della nazionale, in diverse zone dell’Italia. Nord, centro e sud. In questo modo migliorerebbe il rapporto tra tecnici della nazionale e maestri di provenienza e si faciliterebbe la permanenza dei ragazzi con la nazionale, anche per periodi lunghi.
Vedo il ruolo dei tecnici azzurri più come quello dei selezionatori che come quello dei maestri: il maestro è quello che ha cresciuto il ragazzo.”
Pavesi: “Un altro tema controverso è quello di giudici e arbitri: anche in Italia capita di vedere decisioni incomprensibili.”
D’Ambrosi: “Ed è una questione da risolvere, perché effettivamente a volte i verdetti non corrispondono all’andamento degli incontri. Escludo la malafede, ma sono consapevole che bisogna concentrarsi sia sull’aspetto quantitativo che su quello qualitativo della categoria arbitrale.
Da ex arbitro conosco molto bene le criticità del settore. Prima di tutto giudici e arbitri sono pochi. Bisogna lavorare per portare più giovani verso questa carriera, incentivare lo sviluppo di una nuova classe arbitrale. E poi, dal punto di vista qualitativo, occorre aumentare corsi di formazione e aggiornamento.
È quella la soluzione per creare figure competenti, di livello internazionale.”
Pavesi: “Per concludere, a proposito di questioni internazionali, la boxe rischia seriamente di essere esclusa dalle Olimpiadi.”
D’Ambrosi: “Il rischio c’è e sarebbe devastante per il pugilato italiano. È indispensabile lavorare insieme alla World Boxing per scongiurarlo. Quella è l’unica strada da percorrere e lo faremo con determinazione.”
Questo, per completezza, è il “bivio” descritto dal presidente Flavio D’Ambrosi nell’analisi che egli stesso ha condiviso sul panorama pugilistico italiano e sulla sua crescita nel corso dell’ultimo quadriennio.
Una crescita che punta a rimanere salda con i numerosi eventi in programma a partire dal prossimo weekend, sia in campo professionistico che in quello dilettantistico.