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Adrian Peterson non sarà accusato di violenza

Adrian Peterson non sarà accusato di violenza

L’ufficio del procuratore distrettuale della contea di Los Angeles ha deciso di non accusare Adrian Peterson di violenza domestica in seguito alla lite avuta con la moglie. A confermare il tutto è stato TMZ Sports.

Di tutta la vicenda vi avevamo già parlato qui.

Le dichiarazioni di Adrian e Ashley Peterson

Il running back free-agent aveva dichiarato in un’intervista telefonica concessa a Fox 26 questo lunedì che lui e sua moglie, Ashley, “hanno avuto una discussione sull’aereo, durante la quale ha finito per prenderle la mano e toglierle l’anello dal dito”.

Ashley Peterson, che ha continuato il volo per Houston dopo l’arresto del marito, non ha voluto sporgere denuncia. Adrian Peterson, dal canto suo, ha detto di essere stato arrestato “perché l’anello le ha lasciato un graffio sul dito”.

Di seguito le parole di Adrian Peterson:

“Abbiamo avuto solo una discussione. Conosco i titoli dei giornali, parlano di violenza domestica. Si potrebbe pensare che l’ho picchiata o qualcosa del genere”, ha continuato Peterson, “Ma non è stato niente di tutto ciò”.

Ashley Peterson ha difeso il marito martedì tramite un post su Instagram, scrivendo: “Domenica io e Adrian abbiamo avuto una discussione verbale. Purtroppo è successo a bordo di un aereo. In nessun momento Adrian mi ha colpito o fatto del male. Questa è una questione privata tra me e mio marito. Chiediamo a tutti di rispettare la nostra privacy in modo da poterci concentrare su ciò che per noi conta di più: i nostri figli”.

C’è anche da dire che Adrian Peterson fu accusato di violenza su minori nel 2014 dopo aver utilizzato un oggetto contundente per sculacciare il figlio, che allora aveva solo 4 anni, provocandogli tagli e lividi su tutto il corpo. Peterson alla fine si dichiarò non colpevole dopo essere stato accusato di aggressione. Oltre a un periodo di libertà vigilata di due anni, fu multato di 4.000 dollari e costretto a svolgere 80 ore di servizio comunitario. La NFL, all’epoca, decise di sospenderlo per un anno.

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