Boris Johnson non vuole transgender in eventi sportivi femminili. Il premier si è espresso sulla questione Emily Bridges.
Secondo il premier inglese, le persone nate di sesso maschile non dovrebbero competere negli eventi sportivi riservati alla popolazione femminile.
A gamba tesa, il primo ministro è intervenuto nel dibattito che sta sfociando pesantemente in Gran Bretagna. L’argomentazione è nata dopo che una ciclista transgender, Emily Bridges, è stata esclusa dai Campionati Nazionali Omnium di sabato scorso.
Per l’atleta sarebbe stato il debutto nell’evento femminile, ma il divieto impostole dall’UCI non le ha permesso di gareggiare.
Boris Johnson: “Mi sembra una cosa sensata”
Nel dibattito, Boris Johnson è intervenuto affermando che “Forse è una cosa controversa da dire, ma mi sembra sensato”.
Nel mentre, la 21enne Bridges, avrebbe potuto affrontare alcuni dei nomi d’élite del suo sport tra cui la cinque volte campionessa olimpica Laura Kenny. La British Cycling, ovvero la federazione britannica, le aveva concesso l’idoneità a competere in eventi femminili grazie alle terapie a cui si era sottoposta, abbassando così il suo livello di testosterone. In precedenza aveva gareggiato nelle competizioni maschili.
Intanto, all’interno del governo Tory, i pareri sono discordanti: molte personalità del governo affermano che dovrebbero essere gli organismi sportivi a decidere e non la classe politica.
Boris Johnson, su questo punto, ha proseguito la sua dichiarazione: “Se questo mi mette in conflitto con altri, allora dobbiamo risolvere il problema. Non significa che non sia immensamente solidale con le persone che vogliono cambiare genere. Diamo alle persone massimo amore e sostegno nel prendere queste decisioni, ma si tratta di problemi complessi e non possono essere risolti con un atto legislativo rapido e facile. Ci vuole molta riflessione – ha concluso il premier Boris Johnson – per risolverli nel modo giusto.”