Christian Horner, team principal della scuderia Red Bull, in una recente intervista ha raccontato i cambiamenti condotti dal team dopo il suo arrivo.
Il britannico è uno dei più giovani manager in F1, ma allo stesso tempo è anche tra i più longevi. Egli ha infatti assunto il comando della Red Bull nel 2004, dopo che il vecchio team Jaguar era stato acquistato e ribattezzato dalla famosissima azienda di bevande energetiche.
Attualmente la Red Bull è la squadra che sta dominando la Formula 1 contemporanea. Lo stesso è avvenuto in passato, più precisamente tra il 2010 e il 2013, anni nei quali il titolo è stato sempre vinto dal team austriaco.
Cosa ha dichiarato Christian Horner ai media?
Christian Horner, nella trasmissione ‘Secret to Success’ firmata Sky Sports, ha ammesso di aver apportato cambiamenti radicali alla Red Bull perché “non accettava la mentalità di alcuni membri del team”. Questo atteggiamento sicuramente ha contribuito all’evoluzione della scuderia negli anni a seguire.
Prima di tutti i successi ci sono stati periodi pregni di criticità, iniziando dal gigantesco sforzo che è stato fatto per salvare e risanare un team Jaguar in evidente difficoltà. Horner, all’epoca appena trentunenne, fu chiamato a guidare la nuova Red Bull Racing.
Il quarantanovenne di Leamington ha recentemente risposto alle dichiarazioni di Helmut Marko, il quale avrebbe ammesso che l’ingaggio alto di Christian Horner, ai tempi, sarebbe stato un errore. Tuttavia, come ha spiegato il britannico, all’inizio di questo percorso erano necessari alcuni cambiamenti importanti.
Il giovane Horner ebbe chiara sin da subito la situazione. Il personale del passato non aveva infatti le giuste ambizioni: “Quando sono arrivato qui, ho notato che molti reparti lavoravano individualmente e non collettivamente. Negli anni della Jaguar c’era stata molta instabilità nel management, aspetto che portava le persone ad essere abituate e non più motivate”.
Ad oggi l’atteggiamento di Christian Horner sembra aver dato i suoi frutti. Il denaro investito nelle corse e soprattutto nel manager sta conducendo ad un’affermazione evidente nel mondo del motorsport, condizione di cui il britannico è sicuramente fautore.
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