L’Heisman Trophy è ambito nel Football Collegiale Americano. Ma non tutti i vincitori si sono rivelati adatti alla NFL. Scopriamo chi ha deluso le aspettative.
Per molti prospetti usciti dall’università, l’Heisman Trophy è uno dei premi più ambiti per la propria carriera, anche se molti vincitori di questo premio, ricordati per la loro carriera universitaria, hanno poi fatto fatica ad affermarsi nel corso della loro vita professionistica.
Sono molti i casi in anni recenti di giocatori che, dopo aver vinto il premio come miglior giocatore della stagione del College Football, hanno poi avuto problemi ad ambientarsi nella NFL, finendo molto presto fuori dal giro o in altri campionati.
La tradizione delle promesse mancate dura fin dagli anni ’60, ma in 87 anni si sono alternati giocatori che hanno lasciato il segno a promesse mancate che hanno tanto deluso le aspettative di molti addetti ai lavori o tifosi che vedevano in loro un cambio per la loro franchigia del cuore.
In questo editoriale, scopriremo insieme le vite e le carriere di giocatori che, nonostante il trionfo nel premio di MVP della stagione collegiale, si sono rivelati dei flop durante il loro passaggio in NFL.
La storia dei flop post Heisman Trophy, da Gary Beban ai giorni nostri
L’Heisman Trophy affonda le sue radici negli anni ’30, prima come trofeo del Downtown Athletic Club, poi intitolato a John Heisman, direttore del suddetto club ed ex coach di Basket e Football Americano per vari atenei.
Il primo giocatore a vincere il premio nel 1935 fu Jay Berwanger, che fu anche il primo giocatore scelto nella storia dell’NFL Draft, anche se non giocò mai in quanto non riuscì a trovare un accordo economico con i Chicago Bears, squadra che riuscì a detenere i suoi diritti dai Philadelphia Eagles, team che lo scelse al Draft del 1936.
Non giocò mai in NFL, anche perché decise di restare un atleta non professionista e di partecipare alle Olimpiadi di Berlino dello stesso anno nel Decathlon.
Andando avanti veloce, tra i primi casi eclatanti di giocatori che non riuscirono a lasciare il segno nella loro carriera da professionista dopo aver vinto l’Heisman Trophy furono, negli anni ’50, John David Crow e Johnny Lattner.
Il primo, vincitore nel 1957 e Running Back dei Texas A&M, ebbe una carriera durata una decina di anni tra Chicago Cardinals e San Francisco 49ers, dove fu eletto per quattro volte giocatore del Pro Bowl e membro della formazione tipo degli anni ’60, anche se il suo trionfo fu discusso date le sole sette partite giocate quell’anno, con 562 yarde e sei TD realizzati.
Il secondo, che vinse nel 1953, era un Half Back proveniente da Notre Dame, fu una meteora da una sola stagione con i Pittsburgh Steelers, dove raggiunse le 1000 yarde prima di essere arruolato nell’esercito ed infortunarsi gravemente, chiudendo anzitempo la sua carriera.
Le meteore degli anni ’60 fino agli anni ’80 del ‘900.
Il primo grande “bust” della storia dell’Heisman Trophy fu Gary Beban, QB di UCLA, che riuscì a battere OJ Simpson nel ballottaggio finale. Beban fece registrare 1586 yarde per 19 TD, mentre la sua carriera da professionista durerà solo due stagioni, quando giocò per i Washington Redskins nel biennio 1968-1969, restando comunque dietro nelle rotazioni e non trovando quasi mai il campo di gioco.
Archie Griffin fu l’unico a vincere l’Heisman Trophy per due anni di fila, nel biennio 1974-1975, ma la sua carriera NFL, trascorsa con i Cincinnati Bengals e durata sette anni, ha lasciato molte insoddisfazioni, realizzando solo 13 TD e giocando il Super Bowl del 1981, poi perso contro i 49ers al Pontiac Silverdome, in Michigan.
Altra delusione targata anni ’80 fu Andre Ware, che era il QB di Houston nel 1989 quando vinse il trofeo, venendo scelto l’anno dopo dai Detroit Lions e peregrinando tra NFL, CFL e lega europea, dove giocò con i Berlin Thunder.
Gli anni 90 e 2000, delusioni continue per i big del college.
Tra gli anni ’90 e 2000 alcuni vincitori dell’Heisman Trophy non hanno avuto molto successo nel loro lancio al professionismo, come per esempio Gino Torretta. Il QB di Miami, due volte campione nazionale e vincitore dell’Heisman Trophy nel 1992, fece sempre parte dei roster della NFL da riserva, giocando solo un match ufficiale nel 1996, da subentrato, con i Seattle Seahawks. Dopo una piccola parentesi con i Rhein Fire della NFL Europe, ritirandosi nel 1999 vedendo il campo con il binocolo.
Danny Wuerfell vinse nel 1996 ai tempi di Florida, ma in sei stagioni da girovago non riuscì a lasciare il segno, giocando meno di trenta partite e ottenendo più intercetti che TD.
I primi anni 2000 hanno visto una sorta di maledizione per chi vinceva l’Heisman Trophy. A partire da Chris Weinke, che all’epoca fu il più anziano a vincere il premio con i suoi 28 anni. Dopo un passato da giocatore di Baseball, il QB di Florida State fu scelto dai Carolina Panthers nel 2001, giocando come titolare in una stagione che finì 1-15. Da allora divenne riserva e non gioco più per la franchigia.
L’anno dopo toccò ad Eric Crouch, altro QB, questa volta da Nebraska, che riuscì a battere Rex Grossman al ballottaggio, ma che non riuscì mai a lasciare il segno, girovagando tra NFL, NFL Europe, CFL e leghe minori.
Jason White, nel 2003, da Sophomore, riuscì a sconfiggere Larry Fitzgerald nelle votazioni dell’Heisman Trophy, per poi venire battuto da Kansas State nella finale di Conference. La sua carriera finì dopo poco tempo a causa delle ginocchia fragili.
Altro giocatore è Troy Smith, che giocò solo venti gare in quattro stagioni tra Baltimore Ravens e San Francisco 49ers dopo aver vinto nel 2006, con scampoli in United Football League e CFL.
Anni 2010: continua la maledizione dell’Heisman Trophy
Con l’arrivo degli anni 2010 sono sempre di più i nomi noti e conosciuti al pubblico che, dopo un periodo di hype iniziale, hanno poi avuto una carriera complicata tra i grandi.
Il primo fu Robert Griffin III, che vinse l’Heisman Trophy nel 2011 ai tempi di Baylor. Dopo in inizio interessante, gli infortuni hanno preso il sopravvento, e dopo essere stato tagliato dai Washington Redskins, si fece vedere a Cleveland e Baltimore.
La storia di Tim Tebow è carta conosciuta. Uscito da Florida come uno dei QB più talentuosi da anni, non è riuscito ad imprimere il suo marchio dopo un inizio promettente a Denver a causa della mancata consistenza espressa in carriera. Dopo alcuni anni nel Baseball, Urban Meyer, suo allenatore ai Gators, lo ha richiamato ai Jacksonville Jaguars con un nuovo ruolo, quello di Tight End, ma senza successo.
Cleveland è stata una meta maledetta per due dei QB recenti ad aver vinto l’Heisman Trophy: Johnny Manziel e Baker Mayfield.
“Johnny Football” avrebbe potuto essere la “next big thing” del Football Americano NFL dopo le grandi cose dimostrate a Texas A&M, ma la sua carriera è volata via a causa di problemi dentro e fuori dal campo, che hanno dato la scelta ai Browns di muoversi altrove. Dopo l’addio alla NFL, Manziel ha giocato in Canada, nella defunta Alliance of American Football e nella Fan Controlled Football League.
Mayfield è ancora vivo nella lega, ora a Tampa Bay come primo QB dell’era post Brady, aveva iniziato bene a Cleveland, ed era l’uomo sul quale bisognava puntare dopo la storica campagna finita 0-17 nel 2017. I tanti infortuni hanno portato i Browns a cambiare di nuovo, sostituendolo con Deshaun Watson. Dopo il dilemma dei QB ai Panthers e il rilascio, i Rams sono stati un piccolo spiraglio di luce, ma troppo fioco per tornare alla ribalta.
Caleb Williams, ora QB di USC, non sarà presente all’NFL Draft di quest’anno, in quanto continuerà a giocare all’università, ma lui, o chi successivamente per lui, dovranno stare attenti alla maledizione dell’Heisman Trophy.