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Recoba odiava gli allenamenti di Hector Cúper

Recoba odiava gli allenamenti di Hector Cúper

Recoba è stato un calciatore unico, un talento puro che amava il campo di San Siro molto più dei massacranti allenamenti di Hector Cúper.

El Chino, soprannominato così per via degli occhi a mandorla, diventa oggetto dei desideri del presidente dell’Inter Massimo Moratti, che decide di portare a Milano il giovane uruguagio nell’estate del 1997.

Recoba farà dell’incostanza la cifra della propria carriera, ma nonostante ciò viene ricordato dalla tifoseria nerazzurra come uno dei mancini più iconici della storia dell’Inter.

Il difficile rapporto fra Recoba e Cuper

Tanti dei gol del Chino sono impressionanti: il piede sinistro del ragazzo di Montevideo concentra una potenza esplosiva e una classe raffinatissima. Recoba mette in mostra il suo mancino incantato già alla prima partita in Serie A nell’agosto 97, rifilando due gol al Brescia.

 

Il vero limite di questo calciatore non è di natura tecnica, ma attitudinale (e di conseguenza fisica), come ammesso dallo stesso Recoba, all’epoca 33enne, in un’intervista risalente al 2009: “Se avessi fatto qualche sforzo in più, sarebbe andata diversamente. Sono persuaso però che tutti gli errori sono dipesi solo da me. Non sono mai stato un ambizioso, mi sono accontentato di quello che avevo, senza mai tentare di migliorarmi. Oggi non lo rimpiango, ma sono sicuro che quando smetterò di giocare mi dirò: che cretino sono stato”.

La scarsa abnegazione di Recoba si scontra fin da subito con la filosofia di Hector Cúper, allenatore dell’Inter dal 2001 al 2003.

In una chiacchierata con Bobo Vieri, compagno di mille battaglie all’Inter, Recoba ripercorre il difficile rapporto col tecnico soprannominato “El Hombre Veritcal”.

“Io con Cúper non avevo un buon rapporto, come un po’ tutti. Quelli non erano allenamenti, erano esercitazioni per i Marines.
Una volta mi disse: “tu non mi stai simpatico, perché fai finta di allenarti, quindi con me non giochi”.
Io gli dissi: <<Trovami qualcuno nel mondo che è capace di fare questo>>. Presi la palla, la posizionai a terra, e feci un lancio di 80/90 metri, e la palla arrivò sulla tua testa, ti ricordi Bobo?”

Vieri risponde: “Siii, mi ricordo, mi hai fatto anche male. Sono stato tutta la sera con il mal di testa. Avevi un sinistro che potevi giocare da fermo. Mettevi la palla dove volevi. Eri un qualcosa di mai visto. Sei stato quello che mi ha servito più palle goal nella mia carriera”.

Recoba prosegue: “Cúper mi disse: <<Bravo!!! Lo so che puoi fare quello che ti pare con la palla, ma devi sudare>>.
Da quel giorno diventammo nemici, io quando mi faceva giocare facevo sempre la differenza, ma non ero un calciatore che si sacrificava. Se mi fossi allenato di più, potevo diventare uno dei più forti di sempre, ma io volevo solo giocare.”

Álvaro Recoba non poteva sopportare gli allenamenti di Cúper, considerati tosti anche da un atleta modello come Javier Zanetti.

“Dovevo essere libero di esprimermi dalla metà campo in su, così come Baggio. Anche lui la pensava come me, Infatti si è trovato bene solo con Mazzone. Ci sono calciatori che non sono fatti per sacrificarsi, ma per inventare. Gli allenatori che mi hanno capito di più sono stati Gigi Simoni, e Walter Novellino a Venezia”.

Alcuni dei commenti più belli su Recoba

Proprio Walter Novellino guidava quel Venezia che ottenne una clamorosa salvezza nella stagione 1998-1999. Salvezza raggiunta proprio grazie a Recoba, che in quella mezza stagione in prestito incantò i lagunari. Novellino di lui disse: “Il Chino è un fenomeno, là davanti fa quel c*zzo che vuole!”

Filippo Maniero, partner d’attacco al Venezia: “Nelle ripetute non lo vedevi neanche. Odiava la corsa, la tattica: era disgustato da queste cose. Recoba voleva farsi coccolare, sentirsi importante.”

In lui la pigrizia era pari al genio. Enorme. E il conflitto, inevitabile, tra questi due tratti distintivi venne alla fine vinto dalla pigrizia, purtroppo per l’Inter e per la sua carriera”, parola di Sandro Mazzola.

Non si può escludere il parere del più grande estimatore di questo calciatore. Massimo Moratti amava a tal punto il suo pupillo Recoba, da farlo diventare il calciatore più pagato al mondo nel biennio 2001-03.

“Recoba è sempre rimasto un sogno: tu lo mettevi in campo e sapevi che poteva farti in ogni momento la cosa più bella che avevi mai visto”.

Una cosa Cúper l’aveva capita: impossibile descrivere El Chino.