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Crono a Tokyo 2020: epiteti razzisti dalla Germania

Crono a Tokyo 2020: epiteti razzisti dalla Germania

Nella crono maschile, l’ultima gara su strada del ciclismo a Tokyo 2020, Patrick Moster ha rivolto ai concorrenti africani e mediorientali epiteti razzisti. “Vammi a prendere questi due cammellieri”. Così si è espresso l’allenatore tedesco Patrick Moster. 

 L’invito era rivolto al suo corridore, Nikias Arndt: i “cammellieri” a cui Moster si riferiva erano due corridori africani, l’algerino Azzedine Lagab e l’eritreo Amanuel Ghebreigzabhier, partiti rispettivamente tre e due minuti prima di Arndt.

Il commento si è ascoltato chiaramente alla tv, tanto che il telecronista tedesco ha subito chiesto scusa per l’accaduto.

La crono di Moster verso le scuse a crono finita

Dopo la crono, a bici ferme, sono arrivate anche le scuse di Moster: “Stavo incitando Arndt e in un momento di gran caldo e confusione ho scelto le parole sbagliate. Mi dispiace, spero di non aver offeso nessuno. Non sono razzista, ho molti amici di origini nordafricane, mi dispiace davvero”. Anche la Federazione tedesca ha stigmatizzato l’accaduto. Moster, 54 anni, è un ex corridore. Per la cronaca, nonostante il becero incitamento, Arndt ha chiuso 19° a 3’54” dall’oro di Primoz Roglic.

Certe volte gli occhi delle telecamere possono scovare dettagli liminali ma ben celati, alcuni dei quali preferiremmo magari non conoscere. Il coach tedesco pizzicato dalla regia mentre si rivolge a corridori africani e mediorientali con epiteti razzisti è pacifico che rientri tra questi. Si può cogliere l’occasione per riflettere però.

Crono a Tokyo 2020: epiteti razzisti dalla Germania
Crono a Tokyo 2020: epiteti razzisti dalla Germania

Al di là della crono

Oltre alla crono e quindi a quanto accaduto, vi è da mettere a fuoco il fatto che mentre le espressioni razziste sono sempre meno tollerate nella sfera pubblica (lavoro, scuola ecc.), lo sport è uno degli ultimi bastioni in cui il razzismo può esprimersi liberamente e, troppo spesso, impunemente.

Lo sport classifica gli individui secondo le loro prodezze fisiche e questo tende già di per sé a razzializzare lo sguardo. Non ci si prefigge al momento di diagnosticare il problema con questo pugno di parole ma almeno possiamo concederci lo sfogo di affermare che non si combatte il razzismo con la censura dei film come “Via col vento” o di Fantozzi o tutti quelli prima del 2000 quando ancora il vento del politicamente corretto non soffiava così forte.

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